00 01/05/2020 10:49
Le pannocchie raccolte dai campi, venivano accumulate sotto il portico in attesa di essere spannocchiate. L'involucro di foglie ( i cartocci--"i scartoss") che ricopriva le pannocchie veniva tolto dalla pannocchia e tenuto separato .Questa Lavorazione era necessaria perchè le macchine sgranatrici del tempo, non riuscivano a sgranare il grano se rimaneva avvolto nel cartoccio. L'operazione ( "scartusaa" ) veniva eseguita quasi sempre dalle donne e dai bambini/ragazzini, normalmente sotto il portico. Nelle giornate molto fredde anche nelle stalle.
Se avete tempo,voglia di approfondire scaritatevi il film "l'albero degli zoccoli" del grande regista Ermanno Olmi.Peccato che i brevissimi colloqui siano tutti in dialetto bergamasco molto stretto, molto difficile da capire.
la "scartusada" era un momento di aggregazione ma anche di istruzione. Principalmente si spettegolava ( i famosi "spetteguless" ) A noi bambini venivano però impartite raccomandazioni ,regole di vita, educazione ,raccontato storie ,era insomma una specie di doposcuola. Sebbene fossimo in un ambiente rurale, l'educazione era fondamentale, non si dicevano parolacce, qualche frase dialettale colorita era ammessa, mai la volgarità. Rispetto per gli adulti, assolutamente non ammesso, sputare. Alcuni contadini masticavano il tabacco e producendo molta saliva, poi sputavano. Nei campi, si tollerava ,ma poi si acquisiva l'abitudine e lo si faceva anche per strada o peggio ancora, nelle osterie. Alcune osterie avevano delle ciotole adibite a sputacchiere.
Nella mia famiglia si parlava quasi esclusivamente italiano, il dialetto era solo per i "grandi". Molte parole del dialetto ,per noi erano incomprensibili e quando chiedevamo spiegazioni, gli altri bambini si mettevano a ridere, ci prendevano in giro.
A noi bambini, ma anche già da ragazzini, era proibito frequentare l' osteria. Era considerata un luogo di "perdizione". Locali pieni di fumo, si bestemmiava, si giocava a carte, a morra, poi proibita perchè si scommetteva. La posta era costituita da un pegno in denaro ma più frequentemente da bicchieri di vino, con conseguenti ubriacature. L'unica concessione per noi bambini : si entrava per comprare il ghiacciolo--il gelato era troppo costoso per la nostra paghetta--e si usciva subito, il ghiacciolo lo si doveva gustare fuori (ciucciaa fora). Come tutti i paesi di campagna, l'osteria era ubicata vicinissima alla chiesa e quindi soggetta anche agli anatemi del parroco. Insomma il diavolo e l'acqua santa.
Le pannocchie ,come descritto prima, venivano separate dai "scartoss" e si accumulavano sempre sotto il portico, in attesa dell'arrivo della macchina sgranatrice.Gli "scartoss" , mescolati alla paglia, venivano utilizzati per il letto delle mucche e in parte anche per l'alimentazione delle manze. I tutoli(vediamo più avanti cosa sono)si utilizzavano come combustibile mescolati alla legna. Combustibile di poco tenore calorico, però si utilizzavano.
Quando arrivava la macchina trainata dai trattori (la macchina da "batter")per noi bambini era una festa. La si vedeva arrivare dalla strada e le correvamo incontro, si osservava il posizionamento e a debita distanza tutte le operazioni della sgranatura. Il grano usciva da un bocchettone e si accumulava in un mucchio sull'aia.Da un altro bocchettone usciva il tutolo (la parte centrale della pannocchia) l'operatore della macchina (il macchinista) controllava e regolava la macchina in modo tale da non spezzettare il grano e che fosse il più pulito possibile.
Poi il grano veniva sparpagliato sull'aia per farlo essicare bene. Durante la giornata veniva rivoltato una due volte con i rastrelli . La sera veniva accumulato sull'aia con i rastrelli capovolti e con le pale di legno e ricoperto da teli di juta per ripararlo dall'umidità notturna. La mattina dopo, si scopava tutta l'aia con le scope di saggina (la "sgarnera"--anche questo lavoro assegnato a noi ragazzini e donne ) si toglieva il telo e di nuovo si sparpagliava il grano sull'aia. E cosi via per qualche giorno, fino a quando era ben secco, pronto per essere insaccato. Prima di insaccarlo veniva passato attraverso dei crivelli. I crivelli erano degli attrezzi molto simili agli scivoli dei bambini, con il fondo di rete a maglie piccole. Con le pale si gettava il grano sul crivello e scorrendo verso il basso, veniva mondato dalle impurità. In pratica era un filtro. Sotto lo scivolo/crivello si raccoglievano oltre alle impurità e anche i grani più piccoli che a loro volta venivano crivellati con un crivello piu' piccolo a forma circolare(el "sedass")Questo grano era destinato ai polli e gli altri volatili d'allevamento.--Nel dialetto cremonese il "sedass" identifica anche il fondo schiena e l'espressione ,molto frequente nel nostro dialetto, " me so' fatt en sedass cuse', è l'equivalente di : mi sono fatto un c...o cosi.
Il grano poi veniva immesso in sacchi di juta del peso anche di 80 kg. La legatura dei sacchi era manuale e veniva eseguita con una tecnica particolare e velocissima. Anche questo non l'ho mai imparato. Con l'aiuto di un altro contadino si posizionava il sacco sulla spalla e si portavo sui granai al primo piano. Con il carico in spalla si facevano anche le scale!! Vicino alla cascina esisteva un mulino con le macine in pietra e che funzionava già con la corrente elettrica. All'occorrenza si portava uno/due sacchi di grano per avere la farina. Pensate a quanto lavoro per un piatto di polenta!!