00 12/09/2016 13:01
Prendiamo una traccia diversa da quella del giorno prima, ma il copione non cambia e anche oggi si va di tagliaerba...
Arriviamo a un lago salato, ma prima di attraversarlo ci assicuriamo che sia effettivamente secco come sembra, onde evitare di emulare le gesta di un paio di personaggi di mia conoscenza.

























Diversi chilometri più avanti ci ricongiungiamo alla "strada" lasciata il giorno prima: io e Roberto ci guardiamo e ci stringiamo la mano, ce l'abbiamo fatta!
Il problema ora è l'acqua: dei 10 litri che avevamo, questa mattina ne erano rimasti solo tre, mentre ora ne abbiamo si e no uno e mancano ancora diversi chilometri prima di ritrovare una strada che sia degna di tale nome.
Passiamo accanto all'Akkergeshen Plauteau, che varrebbe anche lui una visita, ma il caldo è troppo caldo e l'acqua troppo poca. Ad ogni sosta facciamo dei piccoli sorsi, che teniamo in bocca un po', prima di mandar giù, per prolungare la sensazione di sollievo.
Quando vediamo un furgoncino in lontananza passare perpendicolare a noi senza alzare polvere, capiamo che ci siamo quasi: quella lì è la strada.







Una volta dissetati facciamo il punto della situazione: 9 dei 15 giorni che siamo autorizzati a rimanere in Kazakhstan senza visto se ne sono già passati e non avrebbe senso fare una corsa a sud nel tempo che ci rimane, decidiamo quindi di proseguire per Atyrau, dove arriviamo a sera.





Nell'albergo dove dormiamo, trovato grazie all'aiuto di un motociclista locale, c'è un bar aperto tutta notte e una birra dopo l'altra diventiamo in fretta i migliori amici del gestore, che a notte inoltrata ci strappa pure la promessa di insegnargli il giorno dopo a fare la pasta come la si fa in Italia...