Se non mi compatite vi racconto un pezzo della storia del mio Dominator.
Con la forcella originale si può andare dappertutto a patto di contenersi nell’aprire la manetta. Con la Showa di serie sono stato a Dakar, attraverso Tunisia, Algeria, Mali, Mauritania e Senegal. In un altro viaggio sono arrivato a Lomè, attraverso Tunisia, Algeria, Niger, Mali, Burkina, Benin e Togo. Due splendidi viaggi organizzati da Avventure Nel Mondo su fondi molto vari ed anche molto impegnativi per le sospensioni.
La forcella ha tenuto bene ed ancora oggi la utilizzo per le stradine sterrate. Non perde olio ed ammortizza ancora discretamente (bisogna accontentarsi, in fondo ha vent’anni).
Però le situazioni impreviste che si incontrano negli spazi aperti anche viaggiando ad andature “umane” suggeriscono una forcella migliore.
Una mattina sulla pista di Amguid verso Tamanrasset, smontiamo il campo di fretta e ripartiamo ancora tutti infreddoliti e con gli occhi cisposi.
Il motore è ancora freddo ed anche il mio cervello. La pista di Amguid è larga molti chilometri perché sono pochi i punti obbligati e ciascuno cerca di passare dove ritiene che il fondo sia più liscio e con meno fesh fesh . Accelero a “bischero sciolto” per agganciare il gruppo. All’ultimo minuto vedo che davanti a me ci sono una serie improvvisa di creste di sabbia in rapidissima successione, molto più alte di una tole ondulè, formatesi chissà come. Forse vento e vegetazione. Saranno state alte 15-20 centimetri. Troppo tardi per frenare e per evitarle. Istintivamente alzo il culo dalla sella e serro le mani sul manubrio. La forcella incassa la prima cresta, subito arriva la seconda e va a pacco. Con la forcella rigida come un ferro la ruota picchia contro la terza cresta e lì si pianta mentre il resto della moto non è d’accordo e vuole continuare ad andare avanti come esige la fisica. Tutto ruota attorno all’asse della ruota anteriore e vengo proiettato a volo d’angelo per molti metri. Atterro sulla pancia a braccia avanti e sento dietro di me atterrare rovinosamente anche la moto, per fortuna non sulla mia schiena. Miracolosamente né io né lei abbiamo danni e ripartiamo quasi subito.
Sorte simile ma con esito doloroso per un’ altra Dominator con la forcella originale. Corriamo belli veloci verso ovest in una immensa spianata. Il fondo è liscio e regolare. Il sole è basso nel tardo pomeriggio e con la polvere sugli occhiali ed il sole di fronte non si vede un granché. Tra poco ci fermeremo a fare il campo. Improvviso uno scalino roccioso davanti al Dominator. Gran capottone in avanti con seri danni, come si vede dalle foto prima e dopo.
Forse una forcella migliore ci avrebbe risparmiato queste emozioni.
Di ritorno da un viaggio mi ero portato a casa una forcella di un XR600R. La Parigi Dakar in quegli anni faceva sempre tappa ad Agadez, con un giorno di sosta per rimetter in sesto le moto.
Girando per il mercato si vede di tutto, anche un paio di sci con attacchi. Incredibile in mezzo al deserto, come ci saranno arrivati ? Vediamo diverse parti di moto ed abbigliamento e chiediamo al venditore. In breve ci porta nella sua casa dove, tra le altre cose, ha una XR piuttosto malconcia. È appartenuta ad un privato che si è ritirato ed ha abbandonato lì la moto. Vorrei portarmi a casa il motore e tante altre cose, ma per esigenza di spazio sui mezzi di appoggio devo accontentarmi di prendere solo la forcella, naturalmente a quattro soldi.
Tornato a casa faccio revisionare la forcella da Rebuschi che mi dice che è a posto. Perfetto, la sera stessa mi smonto la forcella dal Domi e provo a montare quella dell’XR. Le misure dell’asse di sterzo coincidono così come il perno della ruota anteriore monta alla perfezione. Ma c’è del lavoro da fare: I cuscinetti di sterzo del Domi sono a sfere ed io voglio montare quelli a rulli conici, ben più robusti; il supporto pinza del freno originale non monta sulla forcella XR; la tubazione del freno mezza rigida e mezza flessibile è troppo corta e comunque inadeguata; la corda del contachilometri è pure corta ma per fortuna la chiocciola originale va bene.
Per i cuscinetti utilizzo quelli di mamma Honda anche perchè mi pare che le misure non coincidano con quelle commerciali. Per smontare gli anelli dei cuscinetti che sono piantate con interferenza nel cannotto di sterzo, specialmente quello inferiore, mi costruisco una attrezzatura su misura. I cuscinetti non si smontano a martellate.
Messo a punto l’attrezzo, le sedi dei cuscinetti si sfilano dal cannotto che è un piacere e con uguale semplicità rimonto quelle dei cuscinetti nuovi.. Per togliere l’anello del vecchio cuscinetto dall’asse di sterzo dell’XR, piantato in modo indissolubile sulla piastra inferiore non trovo altro modo che incidere l’anello del vecchio cuscinetto con il flessibile, piano piano, per non rovinare tutto. Poi un colpo di scalpello e l’anello salta e si sfila. Monto il nuovo con l’aiuto di un pezzo di tubo di ferro dolce, spinto dalla ghiera avvitata sull’asse di sterzo.
Adesso posso montare le piastre dell’XR sul Domi e quindi gli steli e la ruota. Eccitanti quelle gambe lunghe e dritte! Diametro degli steli 43 mm anziché i 41 della forcella originale. La corsa passa da 220 mm a 295 mm.
Per la corda contachilometri la soluzione è semplice. Visto che volevo comunque lasciare a casa gli strumenti originali, troppo pesanti e costosi, compro di seconda mano un tachimetro di un XR con relativa corda lunga.
Per il tubo del freno non c’è niente di meglio di un tubo cosiddetto aeronautico. Tubo di teflon rivestito di treccia metallica a protezione. Prendo le misure della lunghezza ed i campioni dei nipples alle estremità e Rebuschi me lo confeziona con una spesetta digeribile.
Il vero problema è il supporto pinza. L’interasse dei due bulloni di fissaggio sulla gamba della forcella dell’XR è più corto. Molti anni dopo ho sentito dire che il supporto pinza del Transalp dovrebbe andare bene. Ignorando questa soluzione non trovo niente di meglio che fare un disegno e farlo realizzare ad un fresatore. Il materiale non può che essere Ergal. Nessun compromesso, ai freni ci appendiamo la pellaccia!
Pago profumatamente il lavoro, del resto l’oggetto non facile da realizzare. Ecco il vecchio ed il nuovo a confronto.
Quasi incredulo constato che va benissimo.Tutto monta, la pinza si muove liberamente, il disco non tocca.
Metto l’olio, spurgo il circuito e non vedo l’ora di provare forcella e freno.
Per non avere un assetto da chopper devo però modificare anche la sospensione posteriore. Ma questa è un’altra storia.