I cavi non si dipanano mai. Lo fanno apposta. Sono dotati di una primitiva e maligna forma di intelligenza, anzi no, di volontà, di una instancabile determinazione di persecuzione nei miei confronti.
Io lo so. Gli altri bestemmiano, ma non sanno. Io li lascio sciolti, liberi, perfettamente dipanati, poi faccio finta di distrarmi, di dedicarmi ad altro, mi giro all'improvviso e loro sono un groviglio di nodi e di anse malvagie intorno a oggetti sensibili.
Se c'e' un router su una mensola, lo faranno cadere. Se c'e' una lampada, la tireranno giu'. Se c'e' la gamba di un tavolo, o di una sedia, troveranno il modo di aggrapparcisi.
Tutti. Cavi di corrente, dati, telefonia, tutti.
Io lo so. Guardo il cartone con i centoventi metri di cavo ethernet e ho paura. Mi dicono : ma dai, e' così comodo il cartone a rilascio programmato, tiri il capo e il cavo si dipana fuori del suo buco di plastica. Si. Come no. Io guardo il capo di coppie intrecciate che sbuca dalla sua tana di polimeri e so. So delle centinaia di spire che attendono li dentro, impazienti, vibranti, ad una frequenza che gli altri non percepiscono.
Io me ne fotto della conquista dello spazio. Della cura del cancro.
Dell'energia gratuita e infinita. La piu' grande rivoluzione ed invenzione sarebbe un mondo di trasmissioni senza cavo. Oh, si, anche le onde, sono malvagie, ma puoi sempre schermarti. I cavi, no. I cavi sono primitivi, ferali, ancestrali. Si insinuano. Si aggrovigliano.
Il mio garage si sta riempiendo. La sera, spengo tutte le luci, e sminuzzo con metodo metro dopo metro tutti cavi che riesco a procurarmi.
Le mie Intercable si sono allentate. Devo comprarne un paio nuovo. Fanno un bel rumore, ritmico, al buio, il loro bordo leggermente seghettato taglia perfettamente. Sono bravo. Faccio spezzoncini di due centimetri esatti. Sempre. Il cavo non ha il tempo, di aggrovigliarsi. Lo sento fra le dita, che tenta di contorcersi, ma non può. Come esce, io lo taglio. Quando cammino sul tappeto di sminuzzi, sento che tentano di entrarmi nelle scarpe, di ferirmi. Ma io le porto sempre allacciate strette, molto strette.
Un cavo di corrente si trascina, giuntato tramite un adattatore shucko. La presa tedesca in plastica, monolitica, sporge dal cavo di almeno due centimetri dall'asse, l'adattatore solo alcuni millimetri, sa che dietro quella specie di bava di lumaca appiccicosa che raccoglie lo sporco molto meglio del panno swiffer troverà qualsiasi impiglio. Ma non si incaglierà la parte davvero sporgente nella maggior parte dei casi. Contro la probabilità avversa, si incaglieranno i 2 millimetri dell'adattatore, di modo che la minima trazione farà disconnettere la presa. Naturalmente la forza necessaria e la cura nell'allineare ed orientare l'adattatore per reinserirlo saranno immensamente superiori alla forza per estrarlo. Lo scollegamento automatico talvolta non richiede neppure trazione, e beffa ogni cautela. Magari la sola vibrazione del trapano sarà sufficiente.
Il portelettrodo a saldatrice spenta, cadrà lontano dalla pinza, se accesa invece i due si cercano come amanti insaziabili. Cadranno lontani, di modo da avere il tempo di fondersi o mandare in blocco termico la macchina prima che si riesca a volare giù dalla scala. Anche l'elettrodo custodisce un sapere primevo cmq. Se devi saldare è reticente, recalcitra. Ma se provi per un istante ad abbassare la maschera, basta uno sfioro... a volte lascia scoccare un bagliore che ti blitcha la retina con agio, con gioia estrema. E' sempre pronto all'innesco, se non ti serve puntare.
Un altro ente assolutamente, graniticamente cosciente, è il calcestruzzo.
Ti guarda, con quel suo aspetto grigio e granuloso falsamente neutro e indifferente, e lo vedi bene, che ti sfida.
Ho visto getti superfluidi ingripparsi, piantarsi in tubi larghi e lisci, senza appigli.
Le particelle di ghiaia si reggevano da sole, le une con le altre, come nei fumetti quelli che sollevano la propria sedia da sopra. Sembrava praticamente già in presa.
Eppure se scolleghi i giunti e frughi con le mani non ha neppure la consistenza della crema.
In effetti ormai soddisfatto di aver fatto smontare l'ambaradan (ed allentato i casseri per le mazzate), ricomincia a scorrere.
Per contro ho visto getti a consistenza pastosa riuscire ad insinuarsi tra piccole fessure (a volte il muro non è liscio quanto il cassero, resta qualche minimo intersizio).
Si insinua prima il granello più piccolo.
E' come una formica, che i grossi mandano avanti al sacrificio.
Si incunea, e il cassero si deforma quel tanto che basta alla prossima vibrazione.
Poi passa un pezzettino di risina, uno di ghiaino, alla fine ti trovi un sassolino di ghiaia che riesce a insinuarsi in una fessura ormai perfetta.
A quel punto il resto si precipita come un orda grigia. Allora, anche se era a consistenza di terra umida, scorre come un fiume d'acqua, dilaga.
Appena fuori da dove dovrebbe stare si ferma, e si riposa (e di nuovo ti guarda, non più grigio ma sporco di tutto quanto ha potuto raccogliere, pur di non poter essere ricuperato e ributtato dentro.
Se solo provassi tu, deliberatamente, a provare a far passare del calcestruzzo dentro quella fessura, avvicinando l'orecchio, tra uno scricchiolio e l'altro, lo sentiresti ridere ! E forte.
Torno ai cavi, li ho talvolta scoperti a confabulare, a tramare alle mie spalle.
L'altro ieri ad esempio, ho sorpreso quello del trapano, della smerigliatrice angolare, e i tre cavi della saldatrice, che complottavano. Ho imparato a fingere di non notarli (ma sanno che so).
Eppure li osservavo di tanto in tanto.
Passavo senza toccarli, con attenzione. Ma appena mi giravo o cambiavo stanza, facevano piccoli movimenti per stringere inestricabilmente un sodalizio maligno. La pinza della saldatrice era particolarmente sfacciata. Quando devi aprirla è necessario pigiare forte. Ma talvolta da sola morde spontaneamente qualche altro filo che passa di li per caso, o forse esso riesce a infilarglisi sotto le zanne. E' una forma di intelligenza che sorge e si evolve.
Mai lasciare dei nodi incustoditi a crescere per lunghi periodi, a nutrirsi di altri oggetti o diventano invincibili e bisogna poi nuclearizzare… in tranci
Il livello cresce. So che sto solo allontanando la fine.
L'altro giorno ho letto un articolo sui nematodi. I vermi circolari. Ogni loro segmento può ricostruire il verme originario.
Stanotte ho misurato uno degli spezzoni.
Misurava tre centimetri.
--
Sandro, Duca 888 Sp4 "BARNSTORMER"
Multistrada 1000 (1100 lievemente taroccata) "MANFRED III"
Honda Dominator '89 "POSTATOMICO"
Presidente del club PPCSP
==========================
"Mi rendo conto di essere crudo e spiacevole,
ma non siamo quì per fare balletti da salotto,
ne per sentire racconti di favole"