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2 pennelloni a zonzo (tra Valsassina e Lago di Lecco)

Ultimo Aggiornamento: 09/08/2005 14:24
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Cinquantino
09/08/2005 14:24

PROLOGO:
“Ciao! Dove sei?” “Eh, sono appena arrivato a Lecco.” “Ma non dovevi chiamarmi prima di partire?” “Ehm, sì, infatti, ma mi sono dimenticato…” “Va bene, dai, tanto sono pronto. Fammi accendere che arrivo” Il minimo indispensabile in mano (casco, occhiali + occhialoni di riserva chenonsisamai, giubbotto con maniche staccabili (Anto’, faccaldo) protezioni spallebraccia, guanti, smotard per il collo…) e via verso una nuova avventura….è il bello della moto, del cavallo, dell’aereo, che anche andare all’edicola riesci a farla diventare un’avventura. Il viaggio non come spostamento da A a B, ma come fine che si autogiustifica, come ricerca di se stessi, senza scomodare Pirsig, e senza freeclimbing sui vetri umidi per trovare motivazioni logiche in qualcosa che di razionale ha ben poco. Ha fatto molto prima quello che, alla domanda “ma perché vuoi arrivare in cima a quella montagna?” ha semplicemente puntato il dito e affermato “perché è lì”.
FUORI PROGRAMMA
La ricerca di me stesso questo sabato mi regala una prima sorpresa di prima mattina (le 10 e qualcosa): in prossimità del punto d’incontro con Christian, sul lato opposto della strada, una visione . Avrei la stessa sensazione vedendo la presentatice del Disney Channel arrivare in studio coperta dalla sola cartellina… Bella, altera, alta ed elegante come tutte le africane. Anche se un po’ larga di fianchi, la sai agile come una gazzella. Il suo vestito color delle dune ne disegna le forme sinuose e sembra mosso dal vento caldo e asciutto dei posti in cui ha vissuto, tutto in lei parla di terre lontane e distanze sconfinate…ho una frazione di secondo di lucidità e penso:”che ostia ci fa una moto da raid africano sul lungolago di Lecco?” Ancora in stato di confusione, individuo Christian, appollaiato su una transenna sul lato motociclisti della passeggiata lecchese, che mi aspetta. Non ho ancora spento la moto, nè tolto il casco, gesticolo verso la creatura, gorgogliando ed emettendo monosillabi incomprensibili. Manco lo saluto, gli dico solo “andiamo a vedere…” lui mi segue serenamente in silenzio, con la dignità di un aborigeno del golfo di Carpentaria, e nello sguardo la pazienza di un monaco zen che inizia un nuovo allievo indisciplinato.
Le giriamo intorno, è di razza ma non si sa quale, con un motore Honda enorme, serbatoi supplementari anche dentro il manubrio, tripmaster, gps, radar e forno a microonde. Il proprietario, che a incontrarlo in giro con quel caschetto a scodella al massimo gli dai un burgmann, ci dice che era una Varadero, e il motore era su una superbike. Quest’autunno si farà il Pharaons – non il raid, la gara – e che vedremo la moto nella livrea definitiva su Fuoristrada di ottobre. Saluta, giustamente orgoglioso della sua cavalcatura, e se ne va per la sua strada. Ascoltiamo per un chilometro buono il rombo che si allontana, poi finalmente esco dalla trance e saluto Christian….”Che facciamo? Lago o montagna?” “Boh, non so, vedi tu…” “ok, tutti e due allora”.
1.A TAPPA
Attraversata Lecco, saliamo verso la Valvassina. Copiamo il sinuoso tracciato, emulando gli ardimentosi che nel passato si cimentarono danzando con le spalle che rasavano i muri delle case pericolosamente a ridosso della Lecco Ballabio…la poesia ci viene un po’ guastata da Panda, furgoncini e autobus che tra un principio di avvelenamento da monossido e un attacco di orchite ci fanno procedere a velocità da trattore. Dopo un breve pit stop, tagliamo a sinistra per i 14 tornanti che da Ballabio salgono ai Piani Resinelli. Sconosciuti ai più, a parte la scarsità di impianti di qualsiasi genere non hanno niente da invidiare a posti ben più blasonati. Conoscendo la “testa” dei Mandellesi, piuttosto gelosi delle proprie cose, ho sempre pensato che custodiscano il segreto per godersi il posto senza troppi forestieri tra le balle. La foresta in cui serpeggia la strada è molto pittoresca e ogni tanto lascia “passare” qualche scorcio della valle sottostante. Ad andatura molto turistica, faccio da battistrada a Christian che copia tutte le traiettorie. Quasi tutte…uscendo da una curva, preso da ancestrali istinti territoriali, decide di disputare il possesso dell’asfalto a qualche ignara e sventurata vettura, il cui guidatore si ritrova come Nino Castelnuovo nella prima scena di “Ritratto di donna velata” (e qui vi voglio). Arrivati in cima alla salita, vedo il primo Christian-sorriso a giro d’orecchio della giornata. La brezza ha ripulito l’aria, e con la vista si arriva alle montagne della Svizzera.
2.A TAPPA
Dopo una doverosa pausa cappuccino, giro in parata per “l’anello”, e poi usciamo in cerca di blandi quanto panoramici sentierini. Cammina cammina….sembra di entrare nel boschetto di Hansel e Gretel per davvero, a un tornantino ci lasciamo incantare dalla vista del lago di Lecco con vele, ondine e tutto il resto. Continuiamo a scendere per il sentiero, fino a quando, dopo il guado di un torrentello, decidiamo di fermarci per non disturbare una coppia un po’ avanti sugli anni che ci sta venendo incontro. Siamo presso una casa, i cui occupanti ci lanciano qualche occhiata preoccupata fino al momento in cui ci reputano innocui. Giriamo le belvette e risaliamo, tra una cosa e l’altra è quasi mezzogiorno. Riguadiamo scodinzolando il torrentello, faccio un paio di curve – mi trovo meglio in salita – lasciando derapare leggermente. Dopo 2 curve non vedo più il faro nello specchio, rallento, poi mi fermo. Niente…Spengo il motore, e per qualche secondo sento solo gli uccellini. Finalmente un sommesso smadonnare mi avverte che forse Christian ha incontrato qualche inconveniente…Scendo, e al tornantino dove ho scalinato, il mio socio ha deciso di darsi alla geologia…”Azz…ma fai la via del sale senza un pensiero e ti vieni a sdraiare qui?” Semplice sbaglio di marcia, lì in terza non passava nemmeno il GiòSala…e piuttosto che rischiare un’ernia, meglio accompagnare la moto fino a terra…tiriamo su e si riparte “ma stavolta stai davanti te…” Ridiscendiamo i 14 tornanti, e in fondo giriamo a nord.

3.A TAPPA
Seguendo la strada incontriamo deliziosi paesini molto “svizzeri”, Pasturo, Introbio, e Primaluna. A Taceno ricominciamo ad inserire nel paesaggio il lago di Como, ormai la tavola ci reclama e rientriamo verso Mandello passando da Bellano. La giornata è bellissima, il Castello di Vezio veglia su di noi mentre superiamo Varenna con le sue gallerie antiche e male illuminate. Quasi nessuno per strada, attraversiamo Fiumelatte accompagnati da vele e gabbiani. Non mi stanco mai di guardare il lago, doppiamo la punta di Bellagio, bellissima anche da lontano. Dopo Lierna e Olcio, Motoguzzi town. “Mi fa piacere se ti fermi, ma ti avverto che la casa è un cantiere…”.

EPILOGO
La fame è brutta, e Chris fa finta di non vedere i buchi nel pavimento – stiamo facendo l’impianto di riscaldamento, il pavimento è solcato dalle tracce dei tubi – e di non sentire quella radio semovente di mio figlio, a cui dopo pranzo non sembra vero di accompagnarci nell’ultimo pezzo di strada che, per quel giorno, Christian e io facciamo insieme. Seguendo il lago, rotoliamo fino alla fine di Lecco, davanti a lui c’è ancora un po’ di strada, la sua “zavorra” lo sta aspettando per andare a un altro lago e a un’altra avventura


N 18°59' 593 W 013°04'060
Ciao Cinghiale
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