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Biografia di un motociclista.

Ultimo Aggiornamento: 03/06/2020 07:27
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25/04/2020 16:51

Ricordi della vita in cascina.
Non avevamo niente,ma proprio niente ,non c'era la televisione, il telefono,chi possedeva una bicicletta era un ricco.Giocattoli? e cos' erano? Eppure eravamo felici,spensierati,liberi.I giocattoli ce li costruivamo,ricordo gli archetti fatti con le stecche degli ombrelli,le frecce fatte con le "arelle"(cannette di una specie di bambù).Con quegli archi si andava nei fossati a caccia di rane.Le arrampicate sugli alberi a controllare i nidi e le covate. Ci costruivamo le fionde con dei rami biforcuti,gli elastici erano ricavati dalle camere d'aria delle bici.In inverno nei fossati ghiacciati si andava a "liscare" in pratica a scivolare. Alla sera si prendeva un secchio d'acqua e lo si gettava nei fossi gia' ghiacciati per rendere la superficie ancora più liscia e il giorno dopo a liscare, fare gara a chi arrivava più lontano.Questo gioco era la disperazione delle nostre mamme perche' usavamo le scarpe da ginnastica ,estive, con suola liscia.Le famose scarpe Superga.Strage di scarpe.Con i tempi che correvano si aveva solo due paia di scarpe :le estive e gli scarponcini invernali.Quelle invernali per liscare ,non andavano bene perche' avevano la suola tassellata.
Si giocava ore e ore nella neve con le mani ghiacciate,rosse che facevano un male da morire,ma non si mollava mai.Si rientrava a scaldarsi al fuoco del camino o della cucina (rigorosamente alimentata a legna) D'estate si faceva la guerra con le cerbottane,anche queste fatte in casa. Le frecce erano costruite arrotolando a cono le cartoline illustrate,belle rigide e consistenti che non si rompevano quasi mai.Si correva nei campi a piedi nudi,avevamo le piante dei piedi talmente spesse, che si riusciva a camminare nei campi di stoppie senza avvertire dolore.
Capitolo scuola
le nostre mamme volevano che fossimo sempre in ordine,la scuola era una cosa importante.Era il primo approccio alle istituzioni.Prima di uscire di casa controllo scrupoloso:scarpe pulite,grembiule stirato,capelli pettinati,cartella con quaderni a righe e a quadretti,pennino,inchiostro, matite colorate, gomma e temperino.Dalla cascina a scuola c'erano circa due kilometri da percorrere a piedi su strada sterrata , d'inverno o autunno era un problema arrivare con le scarpe pulite,Prima di entrare in classe si cercava di pulire le scarpe alla bell'e meglio con erba o con la neve.Ricordo che un giorno trasgredendo agli ordini, andai a scuola con gli stivaletti di gomma che si usavano in cascina. La maestra si accorse e mando' a chiamare la mamma. Vi immaginate che figura di m...davanti a tutti. Beh,allora era cosi'.Non parliamo poi delle marachelle in classe.Se venivi redarguito dalle maestre,tornavi a casa ,muto,non si diceva niente alla mamma,anzi se scappava qualcosa ,prendevi anche il resto.
A volte quando nevicava molto, a scuola ci portavano con la slitta e i cavalli.Era una festa,altro che le giostre!!!.La slitta veniva"equipaggiata" con alcune balle di paglia(allora erano di sezione quadrata) che facevano da sedili.Ci si accomodava ,venivamo coperti con il tabarro(mantello nero tipico dei contadini),attacco dei cavalli e viaaaaa. il bello era che non percorrevi le strade,ma andavi attraverso i campi,saltavi i fossati,la neve attutiva i dislivelli.Che divertimento,e poi davanti agli altri bambini della scuola che arrivavano dal paese.
Cose semplici,divertimenti sani ,c'era un rispetto per tutto e tutti,
I campi venivano lavorati bene,la terra non veniva sfruttata,si coltivava a rotazione e cioè nello stesso campo per un periodo di circa 3 anni si coltivava prato,poi frumento,poi mais , rispettava il ciclo delle stagioni,la terra bagnata non si lavorava( proverbio:terra bagnata,terra malata) Non si usavano i concimi e diserbanti,i campi di grano erano pieni di papaveri e di camomilla.Già allora si praticava la raccolta differenziata.Le bottiglie di vetro venivano restituite con un piccolo rimborso,le lattine tipo tonno o conserve varie, venivano raccolte in un cesto di legno e poi sotterrate in un luogo dedicato. Pochissima, praticamente inesistente, la plastica, si usavano sacchi di juta.
Non c'era bisogno di tante parole,l'esempio era una scuola.
In una parola :rispetto della madre terra
Capitolo stalla.
Avevamo allevamento di mucche da latte e manze(mucche che non avevano ancora partorito).Il latte veniva munto tutto a mano,la pulizia dei secchi e dei bidoni (in alluminio) era rigorosa.I bambini venivano tenuti a debita distanza durante il travaso dai secchi di mungitura ai bidoni di raccolta. Una semplice ,piccola briciola di pane avariava il latte.
Mio papà diceva sempre che bisogna avere rispetto per le persone ,anche quelle che fanno i lavori più umili. Un esempio ricorrente: se non ci fosse il mungitore,come fai ad avere il latte? Portava questo esempio perchè il lavoro in stalla,per chi non lo conosceva, era considerato un lavoro umile,infimo,puzzolente,quindi di seconda o terza serie.
Quando c'era la monta,noi bambini della cascina venivamo raggruppati e allontanati dalla stalla,le donne cercavano di farci fare giochi alternativi per distrarci.Ma si sa come sono i bambini,qualcuno scappava e si nascondeva per vedere cosa succedeva.Ricordo che quando il toro veniva accompagnato nei pressi della mucca, cominciava a fremere ,a saltare con una forza incredibile che seppure fosse trattenuto da due contadini,con una corda che passava attraverso un anello nel naso ,riusciva a liberarsi e "assaltare" la mucca"
A circa 20 anni,una sera a mezzanotte tornando dalla discoteca,vedo le luci accese in stalla.Penso :strano,di solito il mungitore comincia alle tre. Parcheggio la macchina , mi si avvicina il capostalla dicendomi che ha bisogno di un aiuto per un parto. MI cambio gli abiti,entro in stalla e mi si presenta il problema.La mucca coricata sul fianco,sofferente,faticava a respirare, aveva l'utero attorcigliato e non poteva partorire. Il capostalla indossò dei guanti di plastica (tipo quelli per la frutta del supermercato)molto lunghi,fino alla spalla, introduce le mani nella vagina e prende le zampe del vitello.Poi mi istruisce.Claudio,prendi la testa per le corna e piegala in modo tale che la mucca sia costretta a girarsi per la posizione scomoda.Eseguo,la mucca si gira, io prendo di nuovo la testa e la costringo a ruotare e cosi via fino a quando l'utero è libero.L'animale aumenta le contrazioni, pian piano compare la testa del vitello e finalmente partorisce.Il vitello non respira,il capostalla gli apre la bocca e toglie il grumo(in dialetto "la rana") che ostruisce la gola,un po' d'acqua nelle orecchie del vitello e anche lui si riprende.Poi assistenza alla mucca per togliere parte della placenta che era rimasta nel corpo.
Che dire? Esperienza in un certo senso traumatizzante,era la prima volta che vedevo un parto , poi cosi' difficile.
Non ho dormito per 3 giorni,il sangue,la placenta,la sofferenza, beh non è uno spettacolo piacevole. Poi è anche vero che ci si abitua a tutto.
Alla prossima.
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