Parigi Dakar primo lutto

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marcodom
00martedì 9 gennaio 2007 15:20
Dakar: quarta tappa, muore un motociclista.

Che dire sara' pure una gara per uomini veri, ma il tributo in sangue e lacrime in questa gara e' addirittura superiore a quella dell'Isola di Man.
Le velocita' imposte per poter arrivare in tempo utile al traguardo fanno si che al minimo errore il pilota e' spacciato. [SM=x653562]


-- Max --
00martedì 9 gennaio 2007 20:22
Re:

Scritto da: marcodom 09/01/2007 15.20
Dakar: quarta tappa, muore un motociclista.

Che dire sara' pure una gara per uomini veri, ma il tributo in sangue e lacrime in questa gara e' addirittura superiore a quella dell'Isola di Man.
Le velocita' imposte per poter arrivare in tempo utile al traguardo fanno si che al minimo errore il pilota e' spacciato. [SM=x653562]





Symons era il suo nome ed era sudafricano... un abbraccio alla famiglia, sono veramente dispiaciuto [SM=g27834]


24 vittime in 29 edizioni sono in effetti un po' tantine [SM=g27829]
cesaredb
00mercoledì 10 gennaio 2007 09:59
[SM=g27834]
Schweppes
00giovedì 11 gennaio 2007 15:49
Sono d’accordo, non sono d’accordo…. Mi metto nei panni della famiglia che non rivedrà più un ventinovenne. Meno di 30 anni, età ingiusta per andarsene. D’altra parte quale età è giusta? Non voglio entrare nel discorso “uomini veri” mi pare che sia più giusto parlare, soprattutto nel caso dei privati, di appassionati veri. Il punto di partenza è che ti piace andare in moto. E sicuramente l’ Africa ti ha implacabilmente annegato l’anima. Motivi, i più diversi. Per andare in Africa si può scegliere un modo meno rischioso e meno costoso, mi dirai. Vero. Si può fare una settimana in Tunisia o in Marocco, tanto per dire, con la macchina d’appoggio che ti lascia libera la moto da pesi inutili, e tornare con un sacco di ricordi, foto, e quasi sicuramente tanta voglia di tornarci ancora. Se vuoi l’Africa non devi per forza attraversare il Tenerè a 159 kmh.

Cos’è che tutti gli anni fa bruciare in meno di una settimana 250 posti moto, e quelli per auto e camion in poco di più? Tutti incoscienti a giocare a chi ce l’ha più grosso? Dalle condizioni ambientali alle ore di sonno, tutto è estremizzato, nonostante la concentrazione in ogni movimento non si sa se si riuscirà ad arrivare in fondo, e nemmeno di uscirne in un pezzo o vivo, nel caso peggiore.

Nel regolamento c’è una postilla chiarissima e raggelante: “le spese di iscrizione non coprono il costo della bara definitiva”. Lo scriveranno al posto di “astenersi indecisi”? C’è anche scritto che in caso di danni fisici causati dal coinvolgimento in risse e/o scommesse, o da atti commessi in stato di ubriachezza o assimilabili, non viene fornita assistenza, nemmeno medica. Forse il senso di tutto è che si deve essere responsabili delle proprie azioni.

Ma Elmer Symons, credo, sapeva almeno in parte a cosa andava incontro. Aveva già fatto 2 volte parte della gara in una squadra di assistenza. La Dakar sa essere implacabile come il deserto in cui si corre, come la natura sa esserlo. Oggi (11 gennaio, ciao Fabrizio, già 2 anni...) è caduto un piccolo aereo privato e 3 persone sono morte. Non so se fossero in giro solo il piacere di farlo, per lavoro o altro, ma sicuramente potevano scegliere un mezzo alternativo per viaggiare. Più sicuro. Forse. Non so i motivi dell’incidente, errore del pilota, condimeteo, guasto. Da Icaro in giù quanti così? Sono da vietare i voli privati? Solo quelli per divertimento? Tutte le cose fatte per passione ma pericolose, dalle scalate alle traversate oceaniche?

Un attimo di distrazione in un tratto “facile” si è portato via Meoni, che proprio uno sprovveduto non era. Il sudafricano è caduto in un punto abbastanza difficile, segnalato dalle note. Oggi un buggy si è cappottato due volte in pochi km, vari motociclisti soo finiti per terra, danno ai piloti, pare, nessuno.

Forse ognuno deve affrontare il drago che sceglie. Mettersi in gioco per cercare di sfidare se stessi. Non mi sembra una roulette russa. E’ estremamente pericoloso, bisogna preparare tutto al meglio, se stessi compresi e prima di tutto. L’ imponderabile c’è, come a volte è il drago che sceglie, e non c’è fuga, come non c’è stata la mattina in cui mio padre si è visto atterrare dentro al parabrezza una Golf decollata dalla corsia opposta della tangenziale.

Penso di essere abbastanza prudente, come poteva esserlo mio padre, ma ho avuto dei passaggi a distanza ravvicinata della signora con la falce, nel mio piccolo. E mio padre è sopravvissuto all’impatto con quell’auto impazzita. Fortuna, destino, riflessi? Viviamo in un bozzolo di false sicurezze, pronto a dissolversi sull’ala di una farfalla.
-- Max --
00giovedì 11 gennaio 2007 17:53
in effetti il grande Daichan 74 [SM=g27834] è morto in un autodromo/motodromo che dir si voglia... ogni anno o quasi all'isola di Mann c'è un lutto.
Io non vorrei solo che queste morti fossero strumentalizzate per fare notizia: non trovo corretto che al TG si senta dire roba tipo: "come al solito qualcuno ha lasciato la pellaccia nel deserto della Dakar". Penso sia più corretto dire "un PILOTA che di sua spontanea volontà ha partecipato alla Dakar è morto... ". Forse non ho reso l'idea della differenza, ma è ora che la piantiamop con i TG da rotocalco ed iniziamo a dare notizie, non commenti!

PS: Ciao Fabrizio, un ricordo per un grande Uomo che ha fatto del gran bene ( e non parlo di moto ) anche senza farsi pubblicità. [SM=x653552]
waltz
00lunedì 22 gennaio 2007 15:47
Per fortuna ci sono ancora esperienze che ci permettono, se
lo vogliamo, di spingere avanti il nostro limite personale
fatto di paure, pregiudizi, egoismo, indifferenza ed anche incoscenza intesa come incapacità di valutare il pericolo .
Esperienze che ognuno valuta soggettivamente, in questo caso un
effimera competizione motociclistica, e che sono, secondo me, quelle che fanno la differenza tra vivere o esistere.

Ciao cinghiale .....
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