Il problema dei 3 corpi: Attraverso continenti e decadi, cinque amici geniali fanno scoperte sconvolgenti mentre le leggi della scienza si sgretolano ed emerge una minaccia esistenziale. Vieni a parlarne su TopManga.
 
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La nuova motoretta. Una storia bizzarra.

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2013 21:30
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Cinquantino
19/01/2013 10:14

PARTI PER COMPRARE UNA MOTO E POI SUCCEDONO MILIONI DI COSE INASPETTATE. PER NON PARLAR DEL MODENESE.

Il 26 dicembre, Santo Stefano, è sempre una giornata di profonda pigritudine.
C’è da pentirsi per la cofana di cibo ingerito il giorno prima, come essere stati a un matrimonio calabrese, c’é da prepararsi all’assalto degli avanzi che attendono tra pentole e frigo, e poi la mazzata finale ti si abbatte sulla noce del capocollo col tramite del panettone scavato a mano.
E allora, se non hai a disposizione la fidanzata per fare all’ammore perché se ne è andata perché mi amava troppo, che cosa c’é di meglio per vincere la deboscia post-prandiale, se non setacciare l’internet alla ricerca di una motoretta, per esempio una Honda Dominator prima serie? Niente. Solo la fetta di cocomero gli va vicino (non è mia, cito un genio).
Salta fuori che c’é un tizio rovigotto che sta non lontano da casa dei miei genitori, provincia di Verona, addirittura vende due Dominator dell’88. Una con targa, l’altra senza. 1250 euro in blocco.
Una è gialla Camel Trophy, taroccata come quelle che correvano quella mitica gara degli anni ’80 che se mandavi il modulo di iscrizione eri già fighissimo e ti pavoneggiavi con le signorine e come uno Yanez de noantri guardavi distaccato il tuo futuro all’orizzonte, se poi partecipavi pure non salutavi più nessuno. L’altra è rossa. Chiamo il rovigotto e il giorno dopo vado a ficcare il naso, poco convinto.
Quando arrivo trovo un mezzo rottame rosso e una gialla con adesivi Camel Trophy sparsi qui e là con un monte di chilometri fatti, con all’attivo diversi cappottoni denunciati da segni inequivocabili e apparentemente rubata e non solo una volta (cito un immenso genio della letteratura enduristica, Pulitzer mancato perché la letteratura in Italia è tutta un magna-magna). La gialla ha un danno mortale, l’ingranaggio della seconda che salta via. Richiede un intervento a cuore aperto di quelli che sai quando cominci e non sai mai quanto spenderai, molto in ogni caso.
Le povere moto propongono una collezione di gomme sgonfie, ragnatele, tracce di ossido e ruggine, alcune parti mancanti, raggi arrugginiti, una sella sguarrata, molta strada percorsa, tracce di olio e grasso dove non ce ne deve essere, saldature e verniciature fatte ad minchiam, maltrattamenti vari, plastiche cotte dal sole; trasmettono solitudine e tristezza, desiderio di tornare a essere in ordine e amate.
Il venditore le ha recuperate chissà dove e vorrebbe fare il botto di natale.
Nessuna delle due parte. Le batterie sono morte.
Il polesano attacca una sorta di avviatore ai morsetti della batteria della gialla, apre la benzina, il motorino d’avviamento gira sotto sforzo... niganiga-niganiga niganiga-niganiga niganiga-niganiga niganiga-niganiga... niente. Le marmitte soffiano aria fredda: fo-fom-fo-fom-fo-fom-fo-fom fo-fom-fo-fom... nulla.
Mi immagino il pistone freddo andare su e giù lungo un cilindro buio e poco oliato, fasce che raschiano, valvole che si muovono ma la dentro non c’é vita. Niente, non parte. L’uomo tira una bestemmia tra i denti.
Attacca l’avviatore all’altra, la scassata. Stessa scena. Niente. Zero. Fa pure molto freddo.
I motori non partono, rimangono frigidi come una lapide.
Il rovigotto impreca un po’, tira due nuove “rasie” in dialetto locale, sparisce in una bugigattolo e torna con un grosso flacone spray: etere.
Toglie la sella della giallona, punta il flacone dentro la scatola d’aspirazione e spruzza, fa girare il motore e anche con l’etere il motore non ne vuole sapere di partire. Fa resistenza passiva, lo capisco. Perché mai dovrebbe? “‘Affanculo, io non parto!” Ha ragione, ha bisogno di cure amorevoli e costose, non di etere.
Partono altre due rasie e il venditore polesano passa all’altra moto, la scassata.
Via la sella, apre la benzina, dà il contatto, il motore attacca a girare e appena gli entra l’etere nel cilindro parte a settemila giri facendo un gran fumo bianco e azzurro e mi si stringe il cuore. Appena l’etere viene a mancare il motore si ferma. L’alluvionato polesano torna a spruzzare etere e il motore riparte facendo del gran fumo, un frastuono terribile che si blocca appena smette l’etere.
“ ‘iocan!” dice l’ometto rovigotto. Attacca a dire che i carburatori saranno sporchi ma due mesi fa i motori giravano bene, li aveva fatti suo partire suo nipote.
Silenzio.
...
...
E adesso?

Solo per giocare gli chiedo quanto ha intenzione di realizzare per ‘ste due poverette.
Tieniti forte:
-per la scassata senza documenti, senza targa, senza fianchetti, senza batteria, gomme andate e sella sguarrata c’é già qualche offerta a 400 euro da parte di alcuni suoi compaesani. Secondo lui stanno già litigando per chi se la aggiudicherà in una combattutissima asta in osteria, roba da nervi d’acciaio. L’omino prevede che il vincitore arriverà a strapparla ai paesani con una cifra che sfiorerà gli ottomila euro, solo per questione di tigna e per pavoneggiarsi fuori dalla chiesa la domenica.
E per l’altra?, chiedo sempre più ammaliato da tanta sicurezza.
-600 non trattabili, ‘iocan, sì, c’é da lavorare, la sella è rotta, le gomme sono alle tele, la batteria non c’é, e c’é dell’olio che gocciola in terra, la carrozzeria è crepata in diversi punti, va ben, ma ha la targa e i documenti e due mesi fa partiva e quello che me l’ha venduta ha detto che l’ingranaggio della seconda costa settanta euro e poi c’é un sistema per arrivare al cambio in fretta, tirarlo fuori dal motore, togliere l’ingranaggio difettoso e mettere su quello nuovo, con cento euro risolvi il problema, ‘iocan. Guarda che è bella, eh!

Il contachilometri segna 89.000 km, ma potrebbe averne anche 200.000 di più.
Ho freddo, sono le quattro del pomeriggio, vorrei bere il tè.
Me ne vado. Me le porterei a casa solo per tenerle al caldo, come i cagnetti davanti al fuoco del camino. Ma mi toccherebbe ficcargli mille euro e poi spenderne chissà quanti per ridar loro dignità.

Torno a casa e mentre bevo il tè, torno a ramenare tra gli annunci di vendita. Per trovare concentrazione cavo tunnel nel panettone col dito.
Sono sempre determinato a trovare una Dominator del periodo ’88-’89, doppio avviamento.
Ne trovo una bianca e blu, pare bella. L’annuncio dice che è dell’89, doppio avviamento, è in ordine, freni nuovi, non ci sono lavori da fare. Ci sono tre foto, sembra buona. Il venditore ci tiene a far sapere che ha su degli adesivi Camel Trophy d’epoca, devessere un revival degli anni “Avventura”, la moto è dotata del libretto di uso e manutenzione completo di schemi elettrici, carta personale Honda, form di spedizione, libretto di garanzia. Li definisce documenti rari. Parla poco della moto e più delle carte
Penso che sia uno di quei meticolosi pazzi che usano la moto solo se c’é il sole. Meglio così. Sta ad Ancona, io sto a Torino. È un problema ma il tarlo comincia a scavarmi come un dito goloso nel panettone.
Il giorno dopo lo chiamo.
Dice che la moto è in ordine, dalla voce pare simpatico, mi racconta metà della sua vita, sembra che ci intendiamo. Nel primo annuncio chiedeva 1400 euro e dopo un mese è sceso a 1200. Sul trattare la cifra si irrigidisce, dice che lui l’ha sempre trattata bene, la moto è in ordine, lui non si intende di meccanica e infatti fa fare i lavori in officina, non è molto malleabile, dice che se davvero mi interessa qualcosa può togliere ma con calma e decenza.
Ci lasciamo con la promessa che lo richiamo domani e gli farò la mia offerta finale.


Venerdì 28 dicembre 2012

Chiamo il tizio di Ancona, la mia offerta è di mille euro e una selezione di formaggi, vini e salumi piemontesi. Ride e accetta.
Ci accordiamo per come fare il ritiro della moto e la voltura e ci salutiamo.
Da Torino ci sono circa settecento chilometri ma ne approfitterò per andare a trovare degli amici lungo la strada. Non li vedo da un pezzo.


Mercoledì 2 gennaio 2013

Torino-Portovenere.

Parto da casa e vado a procurare i generi di conforto a quello di Ancona. Castelmagno, tuma d’la paja, Maccagno, Gorgonzola, Raschera d’alpeggio, Bra, due Robiole di Roccaverano a latte crudo, un salame bbono, due bottiglie di Barbera “La Monella” di Braida: vorrei aggiungere un Mica Cazzi!
Lungo l’autostrada, poco prima di Ovada, il furgone ha un calo di potenza, faccio in tempo a uscire e trovo un’officina Renault. Spiego loro cos’è successo, attaccano il computer e scoprono che, sì, c’è stato un calo di pressione nella pompa e adesso bisognerà capire perché.
“Può essere il filtro del gasolio ma anche di peggio”, dice il capo officina.
Smontano il filtro, pare estratto dalle fogne di Bangalore, India. Nel contenitore del filtro c’è dentro anche del fango! ‘inchia, l’anno comincia proprio alla grandissima, eh?
Sorridiamo contenti, con poca spesa risolveranno il problema e a forza di raccontarcela col meccanico scopro che lui ha un cavallo che sicuramente gli ho visitato in passato quando lo teneva in una scuderia lì vicino, insomma siamo mezzi parenti.
“Devi andare lontano?” rispondo orgoglioso che vado a ritirare una moto ad Ancona, è lontana ma è un buon affare. E attacchiamo parlar di moto e viene fuori che lui faceva la vecchia Regolarità negli anni ’70 con una KTM. Diventiamo fratelli.
Riparto e finisco a Portovenere dalla Elisabetta, motociclista di vecchia data. Mia amica fraterna. Pezzo di gnocca proverbiale. Abita tra il caruggio e la calata di Portovenere, mica sul Raccordo Anulare. D’altronde è ricca di famiglia, possiede venticinque moto, da strada e da enduro, ha un manico che levati. È scarsa in MTB e piglia delle facciate terribili mentre in moto lascia indietro molti maschi ingrifati.
Ha pure una casa a Dakar e un fidanzato col pizzetto, uno che commercia in acciughe e penne biro: è troppo lunga da spiegare.
Siccome Elisabetta non ha bisogno di lavorare per vivere ha deciso che mi seguirà in questo tour invernale al recupero della motoretta.
Alla sera ci spariamo trenette col pesto, una bottiglia di Pigato, musica ye-ye e ce ne andiamo a vedere la chiesa di San Pietro a picco sul mare, contenti e ubriachi. In fondo a noi, cazzo ce ne frega... Ah, non avevamo pane, l’ho acquistato presso un ristorante della cittadina e ho fatto conoscenza con Giua’, il Sindaco della Calata. Portovenere è l’unico Comune che ha due sindaci, uno della parte alta e l’altro della Calata, anche questa è troppo lunga da spiegare. Il pane me lo hanno regalato e anche due fette di crostata di cioccolato e fichi. Ho promesso loro che andrò a mangiare alla prima occasione.



Giovedì 3 gennaio 2013

Portovenere-Perugia.

Con calma lasciamo il paesello a picco sul mare e ce ne andiamo lemmi lemmi a Spezia. Dobbiamo andare a salutare i librai della libreria Ricci, la meglio della città. Quando si entra lì si trovano sempre bei libri. Ne portiamo via tre a testa.
Partiamo verso Perugia a trovare la Catè, Giacomo, Maddalena, Valentina, Filippo. Da San Marino arriva pure Giuocody preannunciando che ci dovrà raccontare nuove storie di donne e di moto. Smargiasso cissato.
Durante il viaggio parliamo di mille storie, rivoltiamo i soliti casini amorosi, progettiamo cose bellissime, parliamo di moto e il sole tramonta durante l’ultimo tratto di strada.
Catè e tutti gli altri ci accolgono con calore, la serata passa tra cibi, vini, frizzi, lazzi. Giuocody si mette in luce per la solita ubriachezza molesta, quando ci sono delle signorine fa sempre lo smargiasso. Si vanta e fa il cissato. È il classico tipo cissa. Dice che al suo paese, San Marino, lo chiamano “Er gajardo” e che possiamo telefonare alla locale Gendarmeria per chiedere se non è vero. In effetti chiamiamo la Gendarmeria e ci dicono che è una loro vecchia conoscenza, che ha diversi precedenti per esibizionismo nei parchi, lo conoscono con il soprannome di “Impermeabile e pedalini.”
Gli togliamo il vino da davanti e gli mettiamo una bella brocca d'acqua. Si addormenterà di lì a poco sulla cana di Catè, Rudas, mentre cercava di raccontarle una storia di donne che l’hanno tradito. “Sai Rudas, ti ho mai raccontato di quella tipa che mi ha mollato per un cubano con una Dominator rossa mentre io avevo una bellissima Fazer 125 col Dell’Orto da 21 sottozzz......zzzz....zzzz...zzzz....zzzz...zzzz...zzzz...zzzz...zzzz....zzzz...zzzz...zzzz”
Penoso. Povera Rudas.


Venerdì 4 gennaio 2013

Perugia-Ancona-Perugia

È il giorno. The D-day.
La sveglia alle sette suona inesorabile ma sono già sveglio da un pezzo. Fuori è buio e c’é nebbia come nel basso pavese.
Ce ne andiamo che ancora qualcuno dorme e passiamo le successive due ore a mettere giù la strategia della contrattazione. Io farò il poliziotto cattivo, l’Elisabetta sarà il poliziotto buono. E poi, cerchiamo di farlo scendere di prezzo? Certo, se vediamo qualche altra magagna lo stropicciamo ancora, tanto abbiamo tempo e siamo in missione per conto di una motoretta: ‘a guera è guera.
Si sta configurando lentamente il mestiere che vorrei fare. Viaggiare per il mondo con un furgone e un carrello a comperare moto. La base operativa è un ex aeroporto, negli hangar ci sono l’officina e tutte le moto, i pezzi di ricambio, la club house con cucina professionale, il circuito permanente da enduro da mezz’ora con deviazioni a labirinto, la pista per le stradali, campo da cross e percorso di trial.
Dall’ufficio ci segnalano le moto da recuperare e ogni tanto si torna a casa. Si scaricano le moto, un paio di meccanici le rimettono in sesto e poi le teniamo ben esposte e marcianti perché gli amici possano venire a guidarle. Tutto senza scopo di lucro e senza intenzioni di rivendere le moto a qualcuno, una volta che una moto è accolta a casa mia è mia per sempre e s-ciao.

Col tizio di Ancona abbiamo appuntamento ad Ancona sud.
Arriviamo e dopo dieci minuti arriva anche lui. In moto...
È abbigliato come un pazzo nostalgico degli anni novanta. Ha su un paio di pantaloni di pile lillà e scarponi Timberland gialli, quelli da paninaro. Capace che a casa abbia il poster dei Duran Duran. Chissenefrega.
Appena scende dalla moto facciamo le presentazioni ma l’Elisabetta ed io siamo attirati da lei.
Guardo lei e subito dopo guardo l’Elisabetta che mi guarda con due occhi spalancati. C’è qualcosa che non va.
La moto appare nettamente peggio di come appariva nelle foto. Ha su una patina di ossido molto evidente, i blocchetti dei comandi sono quasi bianchi, mano a mano che gli occhi la esplorano diventano evidenti altre magagne, tutte di ruggine. Ruggine rossa.
Il proprietario una settimana prima mi aveva inviato tre foto “...desidero richiamare la tua attenzione su questi due punti di ruggine appena accennati che con una modesta spesa e un facile intervento si possono risolvere...” si riferiva a un punto sul bordo inferiore del serbatoio e a una saldatura secondaria sul telaio. E poi, sì, c’erano le marmitte malandate ma dopotutto la moto è dell’89.
Adesso che ce l’ho davanti individuo i due punti “segnalati” ma sono niente di che.
Il peggio è diffuso dappertutto. Ogni parte metallica è arrugginita oppure ossidata.
-Le fascette che reggono il collettore, gravemente arrugginite;
-Il meccanismo di attacco dei cavi del gas sul carburatore, incrostato;
-Gli steli della forcella, una puntinatura diffusa di ruggine ;
-Il forcellone, stessa cosa;
-La molla del mono completamente incrostata e il mono con evidenti tracce di esplosione;
-La faccia interna del serbatoio, quella che guarda verso il trave del telaio, una patina di ruggine;
-Ruggine diffusa a spot sul telaio;
-La gran parte dei raggi, arrugginiti;
-Nella zona del coperchio della valvole e alettatura di testa e cilindro, ossido e ruggine;
-Il bauletto, bianco, è talmente cotto che passando sopra la mano diventa bianca pure lei. Come se fosse ricoperta di borotalco!
-La sella rifatta da poco era l’unica parte sana.
-Gomme buone!
Provo ad accendere il motore che al minimo si spegna in fretta col classico “ciuf”. Non tiene il minimo anche da caldo, mi pare che giri in maniera disordinata ma a quel punto non è più importante.
Mano a mano che passano i minuti appare chiaro che ‘sto scemo ci ha provato.
Mentre gli facevamo notare tutto il disastro lui commentava con dei laconici “D’altronde ha ventitré anni...”
L’Elisabetta mi guarda ed è chiaro che ce ne dobbiamo andare e così facciamo.
Gli dico che non la prendo e ci rimane male, ormai era convinto di averla venduta. Gli dico pure che in ventitré anni di su è giù lungo una zona di mare, il salino si mangia la moto e se non prendi dei provvedimenti si riduce a una mierda. Quella povera Dominator mi fa pena, ha due possibili futuri: o finire da uno sfasciacarrozze oppure nelle mani di uno che con voglia, tempo e denaro la riporti alla dignità che merita. Il Genio della Truffa si dice dispiaciuto per avermi fatto fare tanta strada ma lui non se ne intende e grazie per avergli fatto notare com’è conciata la sua moto, lui non se n’era mai accorto. Ma vaffanculo tu e i tuoi pantaloni lillà!

Ce ne andiamo scornati.
L’Elisabetta prende l’iphone e si mette a cercarne un’altra nella zona, “Tanto” dice “Mica possiamo tornare a casa a mani vuote, vediamo se ce n’è un’altra da queste parti...”
Tempo un minuto e ne trova una UGUALE!!! Bianca, telaio blu, dell‘89, 45.000 km, sta a San Severino Marche, sessanta km da dove siamo. Mille euro trattabili.
Chiamiamo e il proprietario dice che possiamo vederci da lì a un ora.
Partiamo in tromba, felici. Pensiamo che l’Universo abbia una potenza infinita e lavori per noi.
Per arrivare a San Severino passiamo in posti bellissimi. È una giornata di primavera in anticipo, le colline sono colorate, ci sono animali al pascolo, il solicello tiepido, il cielo pulito, gli ulivi che fanno belle ombre sui prati, in lontananza si vedono i Monti Sibillini.
Di nuovo mettiamo giù un piano d’azione, faremo i due poliziotti e stiamo a vedere.
Quando manca pochissimo al posto l’Elisabetta dice di sentire delle buone vibrazioni, vorrei che fosse vero.
“Buongiorno!”
“Buongiorno, venite, la moto è nel garage.”
Ci portano dentro le fondamenta adibite a garage di una villetta disegnata da un geometra ripetente e non solo una volta (cito sempre lo stesso autore magnifico di cui sopra).
La moto sta in un angolo, quasi al buio. Elisabetta mi dà un’occhiata e sorride, è possibilista.
Ci avviciniamo cauti. È un momento sempre strano quello in cui si prende contatto con una moto che non è tua ma potrebbe diventarlo in pochi minuti. C’è una sorta di transfert pronto a partire. Una specie di timido affetto che non devi lasciare andare altrimenti non sei più lucido e rischi di portarti a casa un rottame perché hai cominciato ad amarlo troppo presto e poi ti racconti un mare di balle e spiegazioni che non stanno in piedi buone a giustificare l’acquisto poco oculato.
La tocco, pare bellina, non oso pensare di più.
Chiediamo che ce la portino fuori, alla luce del sole. Ha le gomme sgonfie.
Mentre la seguiamo ci guardiamo, forse abbiamo culo!
Appena è fuori le giriamo intorno cauti e ci imbattiamo subito nella voce “Trattabili”.
La carena anteriore e tutta la parte destra è spaccata malamente, riparata e verniciata in maniera maldestra, l’attacco della pedana destra è piegato verso l’alto, il fianchetto destro spaccato e riparato accazzo. E poi, le gomme finite, una perdita di olio dal coperchio delle valvole, aspetto medio trasandato, batteria KO e a pedale non parte perché è ferma da giugno. Quanto meno non c’é ruggine.
Il proprietario si offre di avviarla lungo la discesa che ha davanti a casa. Infatti parte in folle e sparisce per un po’ di minuti, non sentiamo nessun motore avviarsi, l’omino viene inghiottito dalla discesa, sparisce. Io e l’Elisabetta ci guardiamo sconsolati e aspettiamo che succeda qualcosa ma abbiamo già deciso che quella moto può valere 200 euro. E poi, in ogni caso, cominciano i cazzi da pelare.
Dopo cinque minuti sentiamo la moto che torna. l proprietario me la porge e ci faccio un giro su per la collina. Le gomme sgonfie non aiutano, la strumentazione balla all’interno della carena perché nel doppio carpiato che la moto ha subìto si devono essere rotti i supporti. Vibra tutto. I freni fischiano come un vagone merci, va storta da una parte, però l‘aria primaverile su quelle colline mi mette allegria. Guido senza giacca e solo col berretto in mezzo alla campagna marchigiana, il sole è caldo. Il motore avrebbe anche un bel tiro ma c’é solo quello. Torno indietro e l’omino ci parla sinceramente, si rende conto di come la moto sia conciata, la fidanzata non ci vuole salire perché ha paura, il capriolone l’ha fatto anni prima un suo parente e lui l’ha comperata così come la vediamo. La fidanzata probabilmente ha paura di un secondo cappottone con lei a bordo.
È disposto a scendere a 650 euro ma se insistessimo arriveremmo a 400. Percepiamo che per lui quella moto è solo un pezzo di ferro e plastiche rotte senza un posto nel mondo. Non prova affetto per lei. Deve solo liberarsene. Non proviamo nemmeno una timida trattativa, se ce la regalasse avrebbe un senso fare qualcosa.
Ce ne andiamo, scornati per la seconda volta. Guardo il contachilometri parziale del furgone che avevo azzerato alla partenza da Torino... e non abbiamo ancora una moto.
Scendiamo in pianura e parcheggiamo.
E mo’?
Boh.
È una bella giornata, sono le 13,30, abbiamo fame e non abbiamo ancora una moto.
Rameniamo un’altra volta nel web alla ricerca di un’altra moto nella zona. Non ci sentiamo fortunati e infatti non c’é altro.
Mi ricordo, però di altre due annunci che avevo visto giorni prima. Una era a Cuneo, blu, dell’88, alcuni segni del tempo, sella da buttare. Chiamo il proprietario che mi racconta la vita della moto e dice che a parte la sella la moto è in ordine. Non so perché ma alla parola ordine sospetto anche se dalle foto appare bella. Ma domani, dice, viene un tizio da Chivasso a prenderla che la vuole preparare per il deserto e secondo lui è seriamente intenzionato a portarsela via. Addio.
Poi c’é l’altro annuncio, di Carpi (MO). Mentre stavo trattando quella di Ancona, scavando un nuovo panettone (scavare tunnel panettoni concilia la concentrazione, per me è una religione), avevo mandato una mail a questo tizio che aveva scritto un annuncio a ottobre, piuttosto laconico: “Vendo Dominator rossa dell’88, catena della distribuzione fatta da pochi chilometri, tenuta bene. 66.000 km. Bauletto. Milleduecento euro. Regalo gomma anteriore nuova.”
Nella mail avevo chiesto se poteva mandarmi delle foto della moto perché lui ne aveva messa una sola, presa dal web, di una qualsiasi Dominator rossa presa dal catalogo Honda.
Le foto me le aveva inviate cinque giorni dopo. Me ne ero anche dimenticato.
Il giorno prima di scendere ad Ancona mi arriva un messaggetto: Buongiorno, le ho inviato le foto che mi aveva chiesto.
Dopo un paio d’ore vedo le foto e faccio un salto sulla sedia. La moto è bellissima! Rossa, sembra appena uscita dal concessionario.
Mi viene un colpo perché nel frattempo avevo chiuso con quello di Ancona.
Mi si pone un problema di coscienza, annullo l’accordo con l’anconetano? Ha la mia parola che scenderò a prenderla. Che faccio? Dopo quattro giorni di tira e molla non mi pare gentile mandare tutto a monte.
Rispondo al tizio di Carpi che grazie, la moto è molto bella ma ormai ho chiuso un accordo con un’altra persona. Gli dico che sono sicuro che la venderà in un attimo anche se è li da ottobre e questo è strano.

Bene, persa quella di Cuneo, chiamo quello di Carpi. La moto è ancora lì. Bene.
“Senta, io sono di Torino e stasera sarò a Perugia, se per lei va bene domani pomeriggio mi fermo a Carpi e così mi fa vedere la moto.”
“Forse nel pomeriggio non ci sono, la mattina ce la fa?”
“Purtroppo no, potrei essere lì alle quindici.”
“Le faccio sapere più tardi.”
Alle undici della sera mi arriva un messaggio:
“Allora, ce la fa per mezzogiorno?”
... commento con l’Elisabetta che questo qui deve essere un tipo strano.
“No, come le ho detto riesco a essere lì per le quindici, prima non ce la faccio.”
“Va bene, le faccio sapere domani.”
Vado a dormire un po’ ciucco e con il pensiero che a volte comprare una motoretta diventa una sciarada inquietante.
In teoria non dovrebbe essere così complicato, no? Uno ha una moto da vendere, dice che è buona o che ha delle magagne, l’altro la vuole, arrivano a un accordo, si cambiano le merci, regolano le questioni formali e burocratiche e fine della storia. Invece a volte diventa un percorso di guerra. A oggi non ho ancora una moto e ho già percorso circa 1500 km... Per carità! Ho visto degli amici, ho bevuto e mangiato bene e tutto il resto.

Sabato 5 gennaio 2013

Dopo la colazione continua il ciappetto con la Catè e l’Elisabetta però comincio a pensare che quello di Carpi si sia dimenticato di me. Gli mando un messaggetto chiedendo notizie.
Mi chiede se a mezzogiorno ce la posso fare... e dagliela!
“No”, scrivo, “posso essere lì alle quindici.”
Passa un’ora e si rifà vivo.
“Va bene, venga alle quindici.”
Quando parto, glielo comunico.
Dopo un’ora arriva un nuovo messaggio: “Questo è il mio indirizzo e le ho messo la moto fuori dal garage.”
Ah, bene, diciamo io e l’Elisabetta, così facciamo prima trovare la moto perché la vedremo dalla strada.
Viaggiamo fiduciosi verso la terza moto in due giorni, ormai siamo dei professionisti.
Quando arriviamo in zona di Carpi sbagliamo strada e ci troviamo un poco in ritardo. Lo chiamo.
“Salve, scusi sono in ritardo di una ventina di minuti perché ho sbagliato strada ma sto arrivando...”
“Ah, non c’é problema tanto io non ci sono...”
“... come non ci sono, ma io sono venuto apposta per vedere la moto...”
“Ah, ma io glielo avevo detto che non ci sarei stato...”
“No, scusi, lei mi ha detto che forse sarebbe andato via con degli amici ma non era sicuro... e che... ma se mi ha detto di venire per le tre è perché lei sarebbe stato lì...”
“Ah, però io le ho messo la moto fuori dal garage così la può guardare...”
L’Elisabetta che segue la conversazione attraverso le mie risposte strabuzza gli occhi, io non riesco a credere alle mie orecchie.
“Sì, la posso guardare e poi? E se decido di comprarla che facciamo?”
“Ah, ma io pensavo che lei facesse una gita di piacere e nel frattempo si fermava a vedere la moto e poi magari sarebbe venuto un’altra volta a prenderla...”
“Scusi, io sto a Torino, non è che possa misurare mezza Italia per comprare la sua moto andando e venendo come un camionista...”
“Ah ma io adesso sono via e torno lunedì sera tardi.”
“Lunedì sera???”
“Ah sì, gliel’ho detto che andavo via.”
“ Sì, ma se... ok!” mi blocco, capisco definitivamente che non c’é speranza.
Respiro a fondo: “Ok... va bene... vabbe’, adesso vado a vedere la moto, la chiamo dopo.”
Con l’Elisabetta ci guardiamo e pensiamo di essere ingaggiati in un conflitto senza regole d’ingaggio con un pazzo.
In poco tempo arriviamo all’indirizzo, un posto sfigato, il posto più triste di Carpi. Ovviamente della moto non c’é traccia, la troviamo sì ma dopo un andirivieni tra diverse palazzine, davanti a un garage ma non certo per farcela individuare dalla strada come avevamo immaginato.
Appena la vediamo ci ripigliamo di colpo.
È rossa fiammante.
È nuova.
È BELLISSIMA.
Mentre le giriamo intorno abbiamo già capito senza nemmeno dircelo, la dobbiamo portare via dalla mani di ‘sto invornito.
Non sembra avere un difetto, la carrozzeria è lucida naturale, il rosso è brillante, non è stata pulita di recente, è bella naturale, ricorda una di quelle bellezze che col passare del tempo diventano ancora più gnocche, Sharon Stone rende bene l’idea.
La gomma anteriore è finita, altri difetti non li troviamo, impressiona la freschezza della carrozzeria, sembra uscita dal concessionario sei mesi fa.
Mentre sorridiamo ringraziando l’Universo e gli dei che sempre lavorano per le persone di buona volontà, arriva un messaggio: “Un mio amico ha le chiavi della moto e i documenti, sta arrivando.”
Infatti poco dopo si presenta un tizio con chiavi e documenti. Dopo le presentazioni ci dà la chiave.
La metto nel quadro, giro e nessuna luce si accende, la batteria è morta. Silenzio.
Allora procedo all’avviamento a pedale, ho scelto una prima serie anche per questo.
Qui me la posso tirare, ho ricevuto la scuola ruvida della mitica Bombarda XR 600 RR Sport.
Apro la benzina, tiro l’aria, trovo il punto morto superiore, alla terza pedalata parte.
Tossicchia un po’, sale di giri, e in poco tempo i giri si assestano. Tengo il motore appena su di giri e in fretta si stabilizza e tiene il minimo. L’Elisabetta sorride. Gira bene, non si sentono rumori strani, fa un bel suono da Classe XR.
Sarebbe bello poterla guidare attorno all’isolato ma l’invornito ha messo un cavo attorno alla ruota anteriore. Affanculo l’invornito. Metto la prima, fa un bel CLACK! La rimetto in folle e spengo. Dopo un minuto la riavvio: prima pedalata: Boom! Partita! e tiene bene il minimo.
LA VOGLIAMO. DOBBIAMO PORTARLA VIA DA LI’.
I documenti sono in ordine, non rimane che parlare all’invornito per definire il prezzo finale.
Ora, quando si ha a che fare con uno mezzo fuori di testa, bisogna agire con cautela, alla prima parola sbagliata c’é il rischio che si offenda e urlando come un ossesso decida di venderla più per nessun prezzo. E se si chiudesse in un mutismo ostinato perché ho sbagliato l’approccio?
Bene, ce ne andiamo da quel posto triste e spostiamo la macchina davanti a un tramonto mozzafiato. Lo guardiamo in silenzio, pensiamo a persone diverse, quelle che ci brasano l’anima ma non ci possiamo fare niente. È uno spettacolo gratuito, gran colori e un piccolissimo orizzonte nero.
Dopo qualche minuto in cui siamo spersi per due direzioni diverse, passiamo all’azione, chiamare l’invornito e comprare la moto.
“Salve, ho visto la moto e sono riuscito a farla partire a pedale, sa, c’è la batteria un po’ debole, forse per via del freddo polare di questi giorni...”
“Ah, sì ma infatti la moto può partire col pedale anche senza batteria...”
“Sì, certo, naturalmente, allora, io ho deciso che la moto mi interessa e sì, insomma dobbiamo arrivare a un prezzo definitivo...”
“Ah, alla luce delle altre valutazioni medie, il valore della mia moto è in linea con le altre e poi vede che è messa bene e nell’annuncio ho scritto che le dò una gomma davanti nuova di zecca quindi non credo che ci sia spazio per poter contrattare...”
È solo questione di tigna, pura tigna e so che rischio tanto ma non resisto:
“Be’... ehm... sa... in ogni transazione commerciale avviene sempre una trattativa tra chi compra e chi vende, fa parte del bello di comprare e vendere le cose... insomma sa...”
Mi pare di essere davanti a una bomba da disinnescare sempre pronta a esplodere...
L’invornito non molla: “ Ah, be’ ma la mia moto è tenuta bene e poi la gomma nuova compresa nei milleduecento euro mi sembra un prezzo buono e in linea con le valutazioni nazionali...”
“Sì, ha ragionissimo ma sa com’è tra motociclisti, senta se lei mi facesse uno sconto le darei un’ottima bottiglia di vino piemont...” L’invornito rilancia: “Ah be’, io sono l’unico astemio della provincia di Modena, casca male col vino!”
Ecco, l’avrei ammazzato con le mie mani!
“Ma guarda che disdetta! Vabbe’, senta io propenderei per millecento euro, le va bene? tenga conto che devo rimanere a Spezia fino a martedì.”
Rimane in silenzio alcuni secondi di più del normale e poi accetta.
“Allora ci sentiamo lunedì mattina. Saluti.”
Mi adagio allo schienale e mi rilasso, una delle più difficile trattative mai capitate. Abbiamo vinto, forse. La moto è ancora sua fino a martedì, speriamo che non faccia sogni brutti e che prenda altre decisioni perniciose.
Bene, ci sono due giorni da trascorrere non a Spezia ma a Portovenere, nel caruggio, in una casa di un amico. Ce ne andiamo al mare, siamo in vacanza forzata.
Passiamo la domenica a fare i turisti, a cucinare, a guardare il mare, prendere il sole, leggere e a parlare della moto nelle mani del pazzo.
A cena pasta coi broccoli, insalata mista, vino bianco, dolce.
Il lunedì mattina vado alla calata di Portovenere e aspetto Marajà, un pescatore che ogni mattina arriva col suo bottino. Infatti, eccolo.
Ha una barca piccolissima, blu, lavora insieme alla sua fidanzata, la Daniela, che fa il marinaio, lui è il comandante. Hanno anche un vecchio cane nero e grigio, indossa anche lui la cerata antispruzzi. Nelle reti questa mattina hanno trovato molte seppie, sono ancora vive. Ne prendo tre e questa sera faremo trenette con seppie e carciofi, all’algherese. Altro Pigato “Belo fresco”.
A metà mattina mando un messaggio all‘invornito: “Ci vediamo domani mattina per le fare la voltura, va bene alle dieci? Anche dieci e mezza se vuole.”
Risposta: “Ah no! Voglio sprecare meno ore possibili di permesso lavorativo, quindi ci vediamo domani mattina alle otto davanti alla BNL di Carpi che per prima cosa depositiamo i millecento euro e poi andiamo a fare la voltura al PRA di Modena.”
Rispondo: Mortacci tua, ascolta pezzo di invornito, per essere alle otto a Carpi devo svegliarmi in piena notte, ci sono duecento chilometri esatti fino a casa tua, pezzo di rincoglionito e chi pensi che io sia? un bandito, forse? pensi che voglia rubarti la moto? pensi che ti dia dei soldi fotocopiati? o quelli del Monopoli?...

Non ho risposto così, avrei perso la motoretta per sempre e la missione era di salvare la motoretta. Ho risposto così: “Bene, ne sono felice, speravo che me lo chiedesse, ci vediamo domattina alle otto in punto a Carpi, forse anche prima! Saluti e buona giornata.”
Praticamente mi sono ridotto a uno zerbino. La mia faccia sotto le sue scarpe.

La giornata è proseguita facendo il turista con l’Elisabetta, abbiamo visto velieri dei primi del ‘900 al porto delle Grazie. Seduti a guardare ‘ste barche meravigliose, parliamo della motoretta e della vita in genere e pure della cena e del vino che avremmo bevuto, abbiamo il dolce? No? Tocca prenderlo, eh!



Martedì 8 gennaio 2013 (San Massimo)

Nella stanza è buio pesto. Tendo un orecchio. Nella casa c’è silenzio tranne i soliti toc... bump... thk... tud... che producono i mostri che si aggirano per le stanze quando tutti dormono.
Sento lo sciabordio lento del mare là fuori. La sveglia non ha ancora suonato, mi sa che è presto.
Dormi! mi dico.
Seee... ormai la mente s’è messa in moto, appunto. Allungo una mano e guardo l’ora: le cinque meno dieci. La sveglia suonerà tra meno di un’ora.
Potrei anche andare adesso ma poi mi toccherebbe stare davanti alla banca di Carpi come un cretino ad aspettare le otto che se mi scambiano per un rapinatore saluto la moto per sempre.
E se l’invornito vede che sono arrivato prima? Magari pensa che sono d’accordo col direttore, che lo pagherò coi soldi del Monopoli e il direttore dice che sono buoni. Lassa sta’.

Alle cinque e mezza non resisto, mi alzo e faccio su tutti i miei bagagli cercando di non fare rumore che l’Elisabetta dorme ancora.
Lei si sveglia lo stesso, ci salutiamo e vado.
Il caruggio è immerso nel silenzio. Da un capo arriva il profumo del mare e dall’altro arriva il profumo di focaccia. C’é un panettiere che lavora. Gli passo davanti, busso alla porta a vetri del retro bottega, apre e gli chiedo se ha già della focaccia pronta. Poco dopo cammino lungo il mare masticando una calda promessa di bella vita che sa di pane, sale e olio buono, la giornata del mio onomastico comincia bene.
Per strada non c’é nessuno, arrivo a Spezia in fretta e punto alla Cisa. Quando sono dall’altra parte dell’Appennino, a poca strada da Parma, arriva un messaggio del pazzo:
“Ho scoperto che il PRA chiude a mezzogiorno, dobbiamo fare in fretta.”
Rispondo: Porca puttana, sei stato in vacanza a farti i cazzi tuoi tutti ‘sti giorni e adesso hai il fuoco al culo?
Avrei voluto scriverlo ma non l’ho fatto.
Sono le otto meno un quarto, lo chiamo.
“Buongiorno, come sta? sono a Parma, credo che tra quaranta minuti sarò a Carpi, salvo problemi di traffico. Quando sono sotto casa sua la chiamo.”
“Va bene.” dice.
Dopo quaranta minuti sono sotto casa sua. Lo chiamo.
...driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn...driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn...driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn...driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn... driiiinnn...

“Pronto?” ha la voce impastata di sonno...
“Salve, sono Massimo, quello della moto... sono sotto casa sua...”
“Ah, ma come? è già arrivato???”
“E be’, gliel’ho detto che ci avrei messo più o meno quaranta minuti...”
“Ah sì, mi dia cinque minuti e arrivo click.”
Li ho contati, quattordici.
Si presenta un coso alto almeno un metro e novanta, giacca nera di acetato, tuta nera di acetato, cuffia nera, scarpe da ginnastica nere.
Ha un’espressione che mi ricorda solo un termine che gli calza a pennello: Lullone.
È un Lullone, cazzarola! Un tipo antropologico ben preciso, dei più temibili se devi comprare una moto da lui.
Si presenta: Guido. Un Lullone non si chiama né Rocco, né Wotan, né Yanez.
Guido, si chiama.
Mi porta al garage.
“Ah io non pensavo che arrivasse così presto!”
“Ma scusi, me l’ha detto lei di venire qui alle otto!”
“Io??? Non credo proprio!” Mi guarda con quell’espressione mista tra il “Attento che io sono mica stupido e a me non me la fai mica, porco boja d’un boja cane” e il “Bestia che gente c’è al mondo, uno che sta a Torino, viene da Perugia, ha dormito a Spezia, compra moto e viaggia con un furgone e sarà un “terone”.”
Lo guardo e ho la certezza di essere davanti a un Lullone pazzo, la forma di Lullone più rara e pericolosa.
Tiro fuori il telefono e gli faccio leggere il messaggio che mi aveva inviato il giorno prima.
Lo legge e dice: “Ah, ma allora mi sono sbagliato e poi non sapevo che lei veniva da Spezia...”
“Guardi che gliel’ho detto che avrei passato due giorni di attesa a Spezia mentre lei era in vacanza coi suoi amici...” Gli amici di un Lullone, sono Lulloni anche loro, vero?
Intanto apre la porta del garage e lascio perdere.
Tira fuori la Rossa. È bellissima.
“Ah, ieri sera ho caricato la batteria, dovrebbe partire con l’avviamento.”
Prende le chiavi. Sono due, una nera con su scritto Honda, l’altra, molto diversa, rossa, con su scritto GI-VI, quella del bauletto.
Lascio fare, la moto è ancora sua e rispetto la territorialità.
Armeggia con la chiave rossa e cerca di infilarla nel blocchetto dell’avviamento. Non entra. E per forza non entra, è quella del bauletto, porc...!
Continua a insistere con la chiave rossa e a un certo punto glielo dico: “‘Scolta ciccio, se sulla chiave rossa c’è scritto GI-VI vorrà dire che è quella del bauletto che si chiama appuntamente GI-VI, la chiave nera ha su scritto HON-DA e quindi sarà quella della moto che si chiama HON-DA... HONDA’ ululà... GIVI’ ululì... e dammi ‘ste cazzo di chiavi, invornito stupido cretino!”

Non gli ho detto così, avevo da portarmi la moto a casa, non potevo sbragare.

“Guardi che quella è la chiave dal bauletto...” commento gentile.
“Ah, ma guarda, a volte mi confondo...”
Infila la chiave giusta e la gira, sul quadro degli strumenti si accende la luce verde del folle, un po’ fioca per la verità e poi lascia fare a me.
Apro la benzina, tiro l’aria, premo il pulsante dell’avviamento. Niente. Silenzio. E la luce verde scompare del tutto. La batteria è morta e non sola una volta.
Provo l’avviamento a pedale e non c’é verso di farla partire. La motoretta ha bisogno di una ripulita al carburatore e di un tagliando generale. Un punto a mio vantaggio per stropicciarlo ancora un po’.
Prova a pedalare anche il Lullone e si vede che non l’ha mai fatto. Come masturbare un morto. Zero.

Il vantaggio è mio, adesso e lo uso tutto ma con cautela.
“Be’, non parte, da quanto tempo non gira?”
“Ah, l’anno scorso l’ho usata intorno a casa a giugno due volte e poi non lo so, perché non era assicurata... ho trovato i tagliandi dell’assicurazione e ho visto che l’ho assicurata solo nel 2004 nel 2005 e poi basta ma mi sembrava di aver girato di più con ‘sta moto e insomma l’ho usata poco sì-sì...”
“Ma quanti chilometri ha fatto da quando l’ha comprata?”
“Ah, e chi lo sa... mi sa che più di duemila non li ho fatti...”
“Duemila chilometri in otto anni?”
“Ah, sì.”
Approfitto del fatto che non parte per far scendere il prezzo ma il Lullone non molla e va in garage a prendere la gomma anteriore nuova.
La prendo in mano e si sente che è secca come un osso.
Guardo la data di produzione: febbraio 2001!!!
“Scusi ma questa gomma ha dodici anni compiuti!”
“Ah, sì ma è nuova!”
“Sì, nuova nel senso che non ha mai girato ma ha dodici anni di vita, è secca e dura, non è più buona!”
“Ah, se uno vuole fare il sofisticato ma la gomma è nuova, ha su ancora i pippoli!”
Stacco i pippoli a mano, vengono via come ridere:
“Vede, è secca, una gomma così può buttarla via, è pericolosa.”
Guardo le date di produzione delle gomme che sono montate sulla moto, stessa età, dodici anni compiuti.
“Bene, le gomme sono da buttare via, la batteria è morta e la moto ha bisogno di un tagliando... quando ha cambiato l’olio e il filtro?”
“.... .... Ah... ...Ah, una volta il meccanico l’ha cambiato ma non mi ricordo quando...”
“Senta, io qui ci devo spendere dei soldi, tra tutto ci saranno almeno duecento euro di spese anzi di più... facciamo che le dò mille euro e la chiudiamo qui...”
“Ah, ma ci sarebbe anche il bauletto che mi ricordo che l’ho pagato centocinquanta euro e...”
“Senta, il bauletto fa parte della moto, quello non conta...”
Minchia cos’ho detto e come l’ho detto! Mi mordo la lingua ma è troppo tardi. Se adesso si offende per via del bauletto ha ragione a non vendermi la moto e portarla direttamente dallo sfasciacarrozze.
Per un momento sta in silenzio guardando un punto compreso tra il manubrio e il serbatoio.
Poi accetta.
Ha accettato, senza fare una piega, ero in vantaggio io e lui non riusciva a risalire la china, ha tentato la mossa del bauletto ma era indebolito dalla faccenda dell’avviamento.
Gli metto i soldi in mano, li conta due volte, li guarda ben bene e poi porto la moto sul furgone. Le parlo, la accarezzo. “Ti salvo io da ‘sto Lullone col culo grosso, adesso andiamo a casa, ci facciamo il tè e ti presento alle altre ragazze...”

Andiamo a fare le fotocopie dei documenti. Tira fuori un foglietto con le istruzioni su quello che bisogna fare per la voltura. Mi dice che gliel’ha scritto sua madre, vive con la mamma e quel che è peggio, il Lullone ha quarantatré anni suonati.
Fatte le fotocopie andiamo in banca. Entra col suo passo a culo indietro e busto in avanti.
Dopo pochi minuti esce trionfante, ha il sorriso di Mr. Bean, e fa il segno di pollice verso l’alto che avrà significato: i soldi sono buoni, non erano quelli del Monopoli.
Si va a Modena, al PRA.
PRA e Motorizzazione stanno lungo la tangenziale. Sono due edifici adiacenti e su uno ci sta scritto, a caratteri enormi, MOTORIZZAZIONE CIVILE e sull’altro PUBBLICO REGISTRO AUTOMOBILISTICO, detto PRA.
Noi dobbiamo andare al PRA. Dove punta lui? Alla Motorizzazione!
Lo strascino al PRA. Entriamo e ci sono delle impiegate che hanno l’aspetto degli zombie.
Sanno che devono stare lì fino alla fine dei loro giorni a fare un lavoro che t’ammazza di noia. Deve essere terribile.
Compiliamo un fascio di documenti, fa un caldo maiale, la salma dello sportello n° 1 gli dice che deve firmare in presenza di un funzionario e il Lullone si mette a compilare fogli vari e quando firma? firma da solo, in un angolo dello scrittoio e addio autentica della firma davanti a un funzionario incaricato. Davanti a una cosa così grave a un funzionario pubblico può partire l’embolo e al chiudersi dell’arteria ti rispedisce indietro di così tanto che ti tocca rifare battesimo, comunione, cresima, asilo, elementari, medie, liceo, naja e università prima di provare a ripresentarti davanti a lui.
Tremo dentro, tra poco dovremo andare dal funzionario autenticatore di firme con la firma lullona già fatta e quello può farci un culo così.
Mentre siamo in attesa in una sala vuota e lui mi parla di cose tipo “con questi politici non si capisce più niente e la gente non sa come fare ad andare avanti...” e poi mi dice che lui fa il programmatore di macchine che fanno i serramenti e che il capo è un rompiballe, passa un pezzo di gnocca da ululato alla luna. La vedi e ti senti come Zanna Bianca quando sente il richiamo della foresta. Bella come il sole, un culo che canta l’Aida in cinque lingue, le poppe che la rendono giunonica e tutto il resto all’altezza. A me cade la mandibola, lei attraversa il campo visivo del Lullone e lui manco la intercetta. Io mi giro di 360° per non perdere nemmeno un fotogramma di ‘sto kolossal. Lui ha i recettori spenti. Non gli piacciono le signorine o forse non le riconosce come forme viventi.
Il funzionario ci chiama, ricompongo la mandibola dislocata ed entriamo.
Il funzionario guarda i documenti: “Allora, sì, il certificato... la copia del... sì... mmh... questo sì... questo sì... ah... ma avete già firmato?...”
Ecco, se ne è accorto, sono morto, tocca rifare tutto daccapo, e ridare pure Anatomia Patologica, uno dei miei incubi ricorrenti.
“Ah, sì.” dice il Lullone, con la sua aria soddisfatta, un misto tra “Son contento di rendermi utile” e il “Guarda che ho fatto tutto a puntino!”
Il funzionario autenticatore ci guarda, prima lui e poi me.
“Chi è che vende?”
“Lui...” dico.
Lo guarda, mi guarda, capisce.
“Vabbe’, dai, non dovrei accettarlo ma andiamo avanti...”
Sia benedetto per il resto dei suoi giorni, signor funzionario autenticatore di firme del PRA di Modena.

Quando tutto è finito, ci dice di attendere davanti allo sportello n° 5 che mi daranno i documenti nuovi.
Aspettiamo. Poco dopo allo sportello n° 5 si presenta la meraviglia di prima e io mi innamoro all’istante. Ha un sorriso che pare la Madonna, è bbona in maniera imbarazzante, è gentile e vorrei sposarla anche attraverso il vetro che ci divide da un amore eterno ma dopo avermi dato i documenti saluta, sorride e se ne va.
Scendiamo in strada. La Rossa adesso è mia.
Anche se non ne avrei gran voglia lo invito a bere qualcosa per celebrare la vendita.
Al bar c’é una seconda pezza di gnocca clamorosa, ha il culo fasciato da una gonna nera a tubo, sta montata su tacchi piuttosto alti, un viso che è un misto di sangui ed etnie, sta tra l’orientale e lo scozzese, tra la zozza emiliana e la Cheyenne bbona, è lo stato dell’arte dell’ingegneria genetica, me ne innamoro all’istante. Lei mi guarda come se fossi una pantegana schiacciata da un TIR. Lui punta alle brioches.
Mi parla di cose noiose e io non riesco a staccare gli occhi dalla bonazza.
Dopo un quarto d’ora sono sulla strada di casa. La Rossa è nel furgone, ben legata.


Mercoledi 9 gennaio 2013

Ho la mattina libera e vado a comprare la batteria nuova per la Rossa.
Quando la tiro fuori dal garage posso ammirarla al sole. È bellissima.
Smonto il fianchetto destro. Quando svito la vite che sta in basso noto che il pippolo posteriore che si incastra nel telaio è rotto.
Il punto di rottura sulla faccia interna è bianco latte, è appena rotto...
‘Sto Lullone in otto anni non ha fatto un gesto di cura per la motoretta ma l’altra sera ha voluto caricare la batteria e cosa è riuscito a fare? Ha rotto uno dei pippoli del fianchetto.
Il pippolo è staccato dal fianchetto ed è incastrato nella sua sede.
Non è finita.
Arrivo alla batteria. Per evitare le vibrazioni, chi l’ha montata ha incastrato un pezzo di cartone piegato tra la batteria e la fascia metallica che la chiude e trovo anche il foglietto con le istruzioni, una sorta di bugiardino.
Sul bugiardino c’é il timbro e la firma del meccanico che l’ha messa su. E c’é anche la data di installazione. Dai, prova.
Ti arrendi?
Te lo dico io: 8 febbraio 2001 (duemilauno). Un’era geologica fa. Per me, a quel tempo, per esempio, non era ancora finita la Prima Repubblica, per dire. Una storia che adesso non posso spiegare.

Monto la batteria, rimonto il fianchetto senza un pippolo, metto della benzina fresca, apro il rubinetto, monto in sella, pedalo un po’ per muovere il pistone, infilo la chiave HON-DA nel posto giusto, tiro l’aria, la luce verde si accende vivida, respiro a fondo, dò il contatto e il motore parte.
La Rossa è partita.



Epilogo.

Quando succedono di queste cose penso sempre a cosa diceva la mamma di Forrest Gump:
“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.”
Ha ragione lei.
In fondo la vita è strana, fai 2200 km per portare a casa una moto e con quel che ho speso avrei potuto comperarmi una Harley Davidson Electra Glide 1450 nuova di zecca.
Sono partito per andare ad Ancona a prendere una moto bianca e sono tornato con una moto rossa che stava a Modena.
Sono partito per andare a trovare degli amici e torno con una moto bellissima e un amico in più conosciuto a Portovenere e anche:
tre libri nuovi;
uno usato;
un quaderno nuovo di zecca dono della Elisabetta;
un nuovo filtro del gasolio;
molte risate;
una teiera di terracotta che mi accompagnerà nei prossimi viaggi;
ho conosciuto il Marajà e il suo marinaio;
ho conosciuto un Lullone dal vivo;
ho visto la luna piena alla chiesa di San Pietro;
mi sono innamorato due volte in venti minuti di due capolavori;
ho visto le colline marchigiane in un anticipo di primavera;
ho fatto un picnic sugli scogli mentre c’era gente a Milano in Tangenziale che si smarronava nella nebbia;
ho abitato in una casa del caruggio di Portovenere per due giorni come se fosse casa mia;
ho conosciuto Giua’, il Sindaco della Calata di Portovenere.

Adesso la Rossa è tra le altre ragazze. Ben accolta, si sente già in famiglia.
A volte c’é bisogno di una settimana così, ti tira su le braghe, la vita prende un’altra luce e ti viene di pensare che in fondo è sempre questione di Universo, culo e amici.
Gli Stones, stanno passando proprio adesso per puro caso, con un pezzo che calza a pennello con questa storia:
You Can’t Always Get What You Want
(but if you try sometimes well you just might find you get what you need).

La Rossa è a casa.





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19/01/2013 10:56

Bellissima storia, molto coinvolgente che mi ha strappato diverse risate! [SM=g27828]
Quindi ci si vede al raduno, con la rossa, vero!? [SM=g27811]


Max Red CHANNEL (On YouTube).
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19/01/2013 11:20

Accidenti Polpo, sei sempre uno spettacolo assoluto


Admo
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19/01/2013 13:15


...ma te sei uno scrittore!!!!

mi hai appassionato, IO, che non ho mai letto un libro in vita mia.

Complimenti, bella storia, poi si sa, quando il racconto è basato su una storia vera [SM=x653556] [SM=x653556] [SM=x653556] [SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535]


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19/01/2013 13:41

Madonnamia! Appena ho visto tutte ste righe mi sono detto: non ce la posso fare! Sa,dai proviamo, cominciamo e vediamo com'è.....
e ti pareva che me lo sono bevuto tutt d'un fiato!
Ti stimo davvero perchè si vede che sei uno che apprezza e si gusta ogni momento della vita e per di più riesci a raccontarlo davvero in modo molto naturale ma divertente e accattivante! Ti aspettiamo al Red Pub uno di sti venerdì così ci fai conoscere anche a noi la Rossa! [SM=g27811]
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19/01/2013 15:10

bella storia, peccato solo che non sei riuscito nella cosa più importante... farsi dare il telefono da almeno 1 delle 2 ragazze... [SM=g27836] [SM=x653548]


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19/01/2013 15:59

Re:
mac.gas, 19/01/2013 13:15:


...ma te sei uno scrittore!!!!...



ehm, beh, si, letteralmente.
Polpo ha pubblicato qualche libro,
io ho solo il primo, meraviglioso




Admo
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19/01/2013 16:49

[SM=x653535]
Bellissimo!
"Viaggiare per il mondo con un furgone e un carrello a comperare moto. La base operativa è un ex aeroporto, negli hangar ci sono l’officina e tutte le moto, i pezzi di ricambio, la club house con cucina professionale, il circuito permanente da enduro da mezz’ora con deviazioni a labirinto, la pista per le stradali, campo da cross e percorso di trial.
Dall’ufficio ci segnalano le moto da recuperare e ogni tanto si torna a casa. Si scaricano le moto, un paio di meccanici le rimettono in sesto e poi le teniamo ben esposte e marcianti perché gli amici possano venire a guidarle. Tutto senza scopo di lucro e senza intenzioni di rivendere le moto a qualcuno, una volta che una moto è accolta a casa mia è mia per sempre e s-ciao."


Ci mettiamo in societa??? [SM=x653548]


Il mio box:
- MV Agusta 350B sport 1972 "Manuela" - la moto del Babbo
- 3 Garelli KL 50 1976/77 - il primo motorino
- HRD 250 1989
- 2 Honda Dominator 1990/91 - i vent'anni
- Ducati Monster 600 1999 - il trovatello
- Ducati Multistrada 1000S 2005 - la maturità
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19/01/2013 17:21

però alla fine hai portato la rossa a casa...
sembra un romanzo.
se aggiungi anche le parti omesse "perchè troppo lungo da spiegare"
puoi scrivere un libro (poi lo porti alla fornita libreria di Ricci)
immagino il titolo "2200 km per una rossa" [SM=g27811]


honda nx 650 del 91
honda nx 650 del 92
cbr fireBlade 900 del 1993
moto guzzi Airone
vespa n 50 del 1989
Vespa 50 hp 1993
vespa p200e del 1981
piaggio Si 1986
fiat 850 s del 1966
mercedes 200e del 1986
fiat 1236 prima serie anno 1976
Autobianchi 112
Lancia Fulvia 2C del 1965
Lancia Beta coupe
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Dominatore esperto
19/01/2013 17:23

bella storia polpo,....uno spunto per un altro libro no?......... [SM=x653544]
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Cinquantino truccato
19/01/2013 17:41

che dire...direi....una bellissima storia d'amore [SM=g27836] [SM=g27836]
[SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535]


Le motociclette sono veicoli affascinanti, che possono dare una sensazione di potenza e libertà che non ha uguali. Pongono però alcuni limiti che è necessario accettare: anche la migliore motocicletta non può sfidare le leggi della fisica.

RX Arizona
NSR 125F
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Dominator nx 650
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19/01/2013 19:06

HAI TALENTO!!! SEI UN GRANDE!!!! [SM=g27811] [SM=x653535] [SM=x653535] Quando ho visto la lunghezza dell'articolo volevo quasi desistere, poi mi è dispiaciuto essere arrivato alla fine...Spero di "leggerti" ancora...
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19/01/2013 19:39


chapeau !!


[SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535]


19/01/2013 22:18

Polpo sei spettacolare.....leggerti è uno spasso e la cosa che mi piace di più e quanto ami le moto e le cose che la vita sa regalare.
Bisognerebbe avere dei tuoi racconti quando non gira nel verso giusto,quando sei depresso,insomma quando ti capita la tipica giornata di mer....
Son sicuro che sapresti ribaltare la situazione.
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19/01/2013 22:30

Complimenti polpo!!!bellissimo racconto!mi ha fatto piacere che finalmente hai trovato la tua dominator,mi dispiace...per il "lullone"ma a Carpi non ce ne sono molti,hai beccato uno dei pochi e ... proprietari di dominator,una accoppiata micidiale per te,ma hai la moto,questo è quello che conta,ciao!!! [SM=g27811] [SM=x653540] [SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535]
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20/01/2013 10:46

[SM=g27811] ebbravo il POLPO è un piacere leggerti , quindi la candela "donodinatale" è finita sulla rossa?


#MORDICARE
www.elettrauto-torino.com
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20/01/2013 12:15

Re:
.... [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828] tacci....mi hai tenuto incollato una preziosa ora di domenica mattina davanti a sto computer....
[SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535]
...bravissimo....
[SM=x653561] [SM=x653561] [SM=x653561] [SM=x653561]




... Lunga vita e prosperità ...
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20/01/2013 12:25

“La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita.”

non so chi l'abbia scritta o pensata... ma è una verità assoluta, almeno per me.

la canzone della mia vita?

questa...

www.youtube.com/watch?v=g3QHaSwYrxA


POLPO... se vuoi delle storie da raccontare nei tuoi libri fammi un fischio!

E complimenti per la storia: un bellissimo racconto di passione, amore e amicizia.

Io che "trito" almeno un paio di libri al mese l'ho letto tutto in un fiato e ne è valsa veramente la pena.

BRAVO!! [SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535]


Certo, chi ripara può sbagliare… chi sostituisce alla cieca risolve, almeno per un po'… Agonizzante in mezzo a una strada d'agosto, fra molti anni da adesso… sei sicuro che non sognerai di barattare tutte le sostituzioni effettuate a partire da oggi per avere l'occasione, solo un'altra occasione, di tornare qui nel tuo garage, a mostrare al guasto tuo nemico che può toglierti il sonno ma non ti toglierà mai la libertà di riparare!

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Cinquantino
20/01/2013 16:17

Grazie raghi, in effetti non capita molto di frequente una settimana così, non capita nemmeno che un pezzo della vita cominci male e finisca in un trionfo.
Insomma, dovevo mettere giù questa storia e voi dovevate essere i primi a leggerla, dentro di voi batte un cuore Classe XR, è roba grossa.
Grazie ancora.

Per Paolo: sì, la candela che mi hai donato andrà nella Rossa. Non potrebbe essere altrimenti. Appena troverò la sua chiave fatta apposta eseguirò l'installazione.
Il prossimo venerdì sarò di nuovo in tournée per lavoro e non potrò essere al pub, e magari mentre sarò in giro per l'Italia darò un'occhiata per un'altra Dominator...
Ah! se solo possedessi un paio di hangar!
Uno dei prossimi venerdì passerò di sicuro e festeggeremo La Rossa.

Ciao.
Polpo.
[Modificato da POLPO650 20/01/2013 16:36]
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Cinquantino truccato
20/01/2013 17:12

[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811] Grande Polpo.
E' stato davvero un piacere leggere questa bella storia. [SM=x653535] [SM=x653535] [SM=x653535]


HONDA DOMINATOR 650 RD02 '94

[SM=x653540]


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20/01/2013 18:01

scusa polpo ma non era bianca? Il Polpo (pagine:1 2 )
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20/01/2013 18:02

scusate ma non son capace a mostrar il topic da te messo a fine dicembre [SM=x653533] [SM=x653549]
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Cinquantino
21/01/2013 00:03

Sì, in origine era bianca, era quella che stava ad Ancona ma era ridotta malissimo, alla fine ho trovato La Rossa.
Ciao.
P.
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21/01/2013 02:30

Letto tutto di un fiato e con piacere.

Bravo, mi è piaciuto stile e contenuto [SM=g27811] [SM=x653535] [SM=x653535]


PS: anche se mi è rimasto un dubbio ...... te lo dico al prossimo raduno [SM=g27835]



Il sito italiano della Dominator NX650 - WWW.DOMINATOR650.IT
webmaster@dominator650.it

..... ma niente da discutere.... il webmaster è il webmaster! ...e non l'ho detto io.
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21/01/2013 09:11

GRANDE POLPO, GRAZIE!!!

[SM=x653544]


"Semina un pensiero e raccoglierai un'azione. Semina un'azione e raccoglierai un'abitudine. Semina un'abitudine e raccoglierai un carattere. Semina un carattere e raccoglierai un destino."
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