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VENT'ANNI - L'ammortizzatore

Ultimo Aggiornamento: 31/07/2014 09:27
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Cinquantino
09/05/2008 22:15

Devo dire che la moto di dd75 è molto bella. Con soluzioni diverse anche lui ha montato sospensioni XR. Complimenti.
Continuo con questa celebrazione dei vent’anni della mia moto, che sono poi i venti anni della nascita del Dominator e quindi un evento per tutti noi, parlando dell’ammortizzatore.


Dopo aver montato una forcella XR di lunghezza ed escursione superiori a quella originale, era naturale e necessario adeguare anche l’ammortizzatore posteriore con uno di caratteristiche migliori. Qualche fondocorsa con l’ammortizzatore originale, che sui primi Dominator ha pure la regolazione del freno in compressione, l’ho preso e certamente il mio peso sopra i 90 Kg non aiuta.
Leggendo gli annunci su varie riviste (all’epoca, i primi anni 90, non esistevano siti di aste né annunci on line), trovo un ammortizzatore Ohlins per XR600 “praticamente nuovo”.
Non ho nessuna idea se si possa montare sul Dominator ma il prezzo non è male e l’oggetto fa venire l’acquolina in bocca. Serbatoio esterno, regolazione freno in compressione e in distensione, regolazione del precarico molla e una bella escursione. Inoltre possibilità di scegliere tra molle di diverso carico e ricambi di ogni tipo. Lo compro di slancio.
L’entusiasmo diventa depressione quando provo a montarlo. L’attacco in basso è perfetto mentre in alto la distanza tra le due orecchie saldate sul telaio è maggiore dello spessore dell’occhio dell’ammortizzatore. Occorrerà sostituire le boccole con altre più larghe. (attenzione, è importante usare delle boccole a doppio diametro piantate nell’occhio dell’ammortizzatore. Se usate solo dei distanziali il bullone lavorerà in flessione e si piegherà.)
Ma quello che è peggio, l’ammortizzatore è molto più lungo, troppo lungo e non mi riesce di montarlo sui beveraggi del pro-link anche provando ad alzare il posteriore in maniera oscena. Ci sono quasi 4 cm di differenza. Non c’ entrerà mai! Qui a confronto con quello di un Dominator del 92.

Scartata l’idea del suicidio, smonto le leve del pro-link e cerco ostinatamente una soluzione. L’ammortizzatore passa giusto giusto tra forcellone e telaio ed è quindi in una posizione obbligata. Partendo dalla posizione dell’occhio nella forcella inferiore dell’ammortizzatore, costruisco con dei pezzi di piatto di ferro, con distanziali e bulloni una nuova geometria per le leve. Dopo tanti tentativi trovo una la soluzione, ma con un leveraggio rovesciato rispetto all’originale.
Costruisco un semplice attrezzo che simula l’ammortizzatore e con una serie di spessori di legno provo la curva di progressione della sospensione. In pratica, si mette uno spessore sotto la ruota posteriore e si misura la corsa dell’asta che simula l’ammortizzatore. Un altro spessore e nuova misura della corsa.

All’inizio della escursione della ruota l’ammortizzatore si accorcia di pochi mm. All’aumentare dell’escursione della ruota la corsa dell’ammortizzatore aumenta in maniera più accentuata. Confronto con tutte le curve delle sospensioni progressive di tutte le moto da fuoristrada che riesco a trovare sulle riviste e valuto che le mie leve non diano curve poi così diverse. Certo un collaudatore o un fuoristradista professionista potrebbero fare chissà quante critiche con una prova pratica. Ma a me basta e avanza. Soprattutto mi soddisfa l’escursione che, in corrispondenza della corsa massima di 83mm dichiarata da Ohlins per l’ammortizzatore, mi regala circa 290 mm alla ruota contro i 195 dell’originale.

Non c’è altra soluzione che costruire delle leve nuove. La cosa non è facile, considerando che le parti ospitano cuscinetti a rullini e lo snodo sferico per l’attacco dell’ammortizzatore, quindi tolleranze strette, occorrono sedi di scorrimento dei rulli in acciaio cementato e rettificati e parapolvere per evirare l’ingresso di sabbia e acqua. Per non trascurare niente, ci vanno anche degli ingrassatori per mantenere lubrificati e puliti i cuscinetti pompando grasso in abbondanza. Faccio il disegno e trovo un fresatore che, dopo una lunghissima attesa, finalmente me le consegna.
Mi sono costate un bel po’ ma ecco qui il risultato finale.

Faccio appena in tempo a finire di preparare la moto che è ora di imbarcarsi sul traghetto e partire. Il collaudo delle sospensioni sarà questo, con nessuna possibilità di appello. Destinazione Tenerè, in lungo ed in largo. Le regolazioni dell’ammortizzatore le provo strada facendo.
Ci beviamo Tunisia ed Algeria fino a Tamanrasset. Poi a Sud entriamo in Niger. Agadez, l’albero del Tenerè, le oasi e poi ancora a Sud superando gli interminabili 50 cordoni di dune, arriviamo a Zobaba e poi al massiccio del Termit. Di qui torniamo a Nord e ci addentriamo nell’Air, il rilievo montuoso dove la roccia è coperta di sabbia. Ripassiamo per Arlit e poi su di nuovo fino a Tamanrasset. Qui finisce il viaggio. E’ previsto il rientro in Italia in aereo per noi e per le moto.
A Tamanrasset dobbiamo lasciare le moto in una specie di pollaio in mezzo alle capre, in consegna ad un locale che si occuperà della spedizione per il rientro. Con ansia mi dilungo a guardare il mio Dominator. Incredibile, tutto ha funzionato alla perfezione. Il motore è partito sempre al primo o al massimo al secondo colpo di pedale (ho eliminato batteria e motorino d’avviamento per risparmiare peso). Mi ha tirato fuori dai sabbioni più fetenti, scalato dune e salitone sabbiose lanciando in aria palate di sabbia. Le sospensioni mi hanno dato una sensazione di facilità di guida e di scorrevolezza mai provata, anche sulle rocce dell’Air, incassando tutto senza fare una piega.
Sono ammirato. Ancora una volta MISSIONE COMPIUTA per il Dominator, ed è il suo terzo viaggio in Africa..

Arriverà in Italia qualche settimana dopo, con il faro sfondato e la sella con l’imbottitura strappata, sembra proprio dal morso di una capra.



In pieno Tenerè. Quei puntini a sinistra sono le moto che si inoltrano tra i cordoni di dune.


Accanto ad una XR


Scavalcando una duna


La difficoltà nello scavalcare le dune è quella di dosare la velocità con cui si arriva sulla cresta.
Non troppo lenti altrimenti ci si pianta; non troppo veloci altrimenti si salta dall’altra parte e spesso le dune sono “tagliate” come nel caso qui sotto.

Infine, un saggio della mia abilità, con salto della duna ed atterraggio sulle uova.


Ciao a tutti. Alla prossima.
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